Pistoia, Dicembre 2009
Abusi sessuali e prostituzione minorile in una famiglia di Pistoia. Questa volta La Via dei Colori si occupa di reati diversi dal maltrattamento infrastrutturale per un caso che nasce in famiglia ma viene scoperto all’interno di un centro sociale e della famiglia affidataria del minore. Il minore è Piero (nome di fantasia) violentato sessualmente e costretto a prostituirsi, fin dalla tenera età di sei anni, dai genitori e da un cugino del padre, chiamato “zio Omar”.
Caso di abusi sessuali e prostituzione minorile in famiglia
Madre italiana e padre marocchino. Piero cresce in una famiglia molto povera e molto litigiosa in un paesino in provincia di Prato. Il centro sociale Azimut segnala il caso e il Tribunale dei Minori affida il bambino a un’altra famiglia. Nel nuovo contesto di serenità e affetto Piero racconta alla madre affidataria di aver subito violenze sessuali. Parte così la denuncia.
Il fascicolo “sfortunato”
Nel Dicembre 2009 il fascicolo viene aperto contro ignoti presso il Tribunale di Prato. Da qui in poi affronta una serie di peripezie: viene smarrito, poi ricostituito e trasferito ad altre procure per incompetenza territoriale. Il processo si svolge presso il Tribunale di Pistoia ma solo sopo due richieste di archiviazione.
Lo zio Omar
Il primo nome viene fuori da un bigliettino in cui Piero scrive: “Caro Gesù proteggimi da Omar che mi vuole fare queste brutte cose, che cerca di farmi male quando ero dalla mia famiglia“. La sua maestra lo consegna agli inquirenti. Omar, o zio Omar come lo chiama Piero, è Omar Eddouaz, marocchino, cugino del padre.
Abusi sessuali e prostituzione minorile
Le violenze di abusi sessuali e prostituzione minorile in famiglia si svolgono a casa di Omar in un paesino in provincia di Pistoia. Piero descriverà molto bene la sua casa e persino il proprietario che vive lì accanto. Racconta i fatti prima nell’ambito di una perizia poi nel dibattimento. Con i genitori andava a casa di Omar, sempre nel fine settimana, a volte durante la settimana saltando la scuola. Oppure era Omar ad andare a prenderlo. Subiva atti sessuali ed era costretto a prostituirsi con altre persone. Tutto alla presenza (e partecipazione) dei genitori. La madre gli tappava la bocca per non far sentire le sue urla di dolore. Piero racconta anche dello scambio di denaro fra gli adulti.
Lo scambio di denaro, un racconto di Piero
“Certo – racconta Piero alla mamma affidataria che gli chiedeva se avesse mai visto girare soldi – Quegli uomini venivano mentre ero a guardare la tv, mi prendevano di forza, mi portavano nella camera, mi facevano quelle schifezze e poi gli davano dei soldi a Omar. Ma pochi: 5, 10, massimo 20 euro. Poi spesso se ne andavano o se erano marocchini, rimanevano con Omar, il babbo e la mamma in cucina a bere“. A quel punto la donna gli chiede dove fossero la mamma e il babbo mentre davano questi soldi e lui risponde: “Omar dava una parte dei soldi al babbo, si andavano a comprare il vino o la birra e loro festeggiavano mentre arrivava un altro uomo e ricominciava tutto da capo“.
Le richieste di archiviazione
Nel Luglio e nel Dicembre 2014 è l’Avv. Giulio Canobbio, difensore di Piero, ad opporsi alle due richieste di archiviazione in cui il Pubblico Ministero, Filippo Focardi, parla di “dichiarazioni eccessivamente generiche” o della mancanza di “riscontri di natura sensoriale (a parte un generico dolore)“.
Quel “generico dolore” porta a Piero disagi di vario tipo anche a distanza di anni ed anche se inserito nel nuovo ambiente familiare.
La sentenza
Dopo due richieste di archiviazione, grazie alla tenacia di Piero, della sua nuova famiglia e dell’Avv. Canobbio, il 19 Luglio 2018 arriva la sentenza. 16 anni a Omar, 15 alla madre di Piero e 15 al padre. Una pena complessiva di 46 anni e una provvisionale di 50 mila euro.
Trattandosi di un caso delicato, per approfondire la vicenda giudiziaria, accedi all’AREA RISERVATA.
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