Siena, 18 Febbraio 2019
Finisce in manette per maltrattamenti nel nido domiciliare “A casa di Tata Patrizia” di Siena una donna di 52 anni. Alimentazione forzata, botte ed urla su bambini dai 6 mesi ai 3 anni.
Caso di maltrattamenti nel nido domiciliare A casa di Tata Patrizia a Siena
A far partire le indagini sono due mamme ed un’ex collaboratrice. La denuncia dei genitori si basa particolarmente sui disagi manifestati dai loro figli e sulla loro insonnia. I Carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale e del Nucleo ispettorato del lavoro indagano adottando anche intercettazioni audio e video. Titolare dell’inchiesta è il PM Silvia Benetti.
Bambini picchiati e costretti a mangiare con la forza
Dal Gennaio 2019 le telecamere riprendono percosse e strattoni fino a procurare piccole lesioni sui bambini. Oltre ad insulti ed urla continue. I bambini venivano anche alimentati con la forza: la donna costringeva i piccoli ad aprire la bocca facendo pressione sullo sterno o tappandogli il naso. A chi non sapeva mangiare con la forchetta veniva negato il cibo. Invece chi piangeva veniva rinchiuso in una stanza buia anche se si trattava di bambini di pochi mesi.
L’arresto in flagranza di reato
Il 16 Febbraio 2019 i Carabinieri vedono la donna mettere una bambina nel passeggino sul terrazzo e lasciarla lì a piangere. Le urla si sentono anche in strada e pare non fossero insolite. Così le forze dell’ordine decidono di intervenire e la donna viene arrestata in flagranza di reato. Si tratta di Madotto Patrizia, 52 anni e residente a Siena. Condotta subito nel carcere di Sollicciano, dopo la convalida del Gip Alessandro Buccino Grimaldi, la donna finisce agli arresti domiciliari.
Una fascia per immobilizzare i bambini
Durante la perquisizione i Carabinieri trovano una fascia elastica in materiale sintetico prodotta artigianalmente. Pare fosse usata per immobilizzare i bambini.
Foto strategiche e divieto di entrare
La donna presentava il suo nido domiciliare online come l’unico “in Italia connesso in real time, per maggior trasparenza con le famiglie“. Infatti la donna era solita mandare foto e video alle famiglie per mostrare il benessere dei bambini. Tuttavia i genitori avevano divieto di entrare nell’asilo “per motivi igienici“. Ciascuno doveva quindi avvisare del proprio arrivo con un messaggio Whatsapp dando a lei il tempo di calmare i bambini piangenti od occultare i maltrattamenti.
I precedenti della donna
Dall’inchiesta emergono anche i precedenti penali della donna proprio per maltrattamenti in famiglia. Il nido domiciliare da lei organizzato accoglieva bambini da sei mesi ai tre anni, tutti di famiglie agiate che pagavano una retta mensile di 600 euro o sette euro l’ora. Gli inquirenti stanno valutando la regolarità della struttura.
Il Comune sospende l’autorizzazione
“A seguito delle notizie apprese dalla stampa nazionale e locale e dai verbali notificati“, il Comune informa di aver “proceduto a contattare le famiglie dei bambini che usufruivano dell’attività oggi oggetto di indagine penale in modo da assistere e ricollocare gli stessi in altre strutture“. L’assessore all’istruzione Clio Biondi si è occupato di telefonare alle famiglie colpite dalla vicenda. Inoltre, si legge nella nota, “L’amministrazione Comunale ha provveduto ad avviare il procedimento di sospensione dell’autorizzazione originariamente rilasciata il 15 maggio 2018“.
I precedenti penali: furto e lesioni alla suocera
L’Avvocato della donna, Riccardo Pagni, assicura che la sua assistita non ha precedenti specifici per maltrattamenti. In effetti la donna risulterebbe condannata per furto, ed in via definitiva, nel Maggio 2018, per lesioni personali. Patrizia Madotto, secondo quanto raccontato dalla giornalista Irene Vella, avrebbe infatti picchiato la suocera con il bastone che l’anziana ultrasessantacinquenne usava per camminare. E che prima di farlo, ripetutamente, avrebbe avvolto il bastone in un panno in modo da non lasciare tracce. L’anziana sarebbe stata salvata dall’intervento della figlia dell’imputata che avrebbe liberato la nonna dal bavaglio per permetterle di chiedere aiuto.
La maestra torna libera
Il 23 Marzo 2019 la maestra torna libera. Avendo il Comune revocato la licenza per l’asilo domiciliare la donna non può lavorare e dunque decadono le esigenze cautelari alla base dell’applicazione della misura. Il difensore della maestra non presenta opposizione.
Un papà: Non si spengano i riflettori
“Non è giusto per noi che sia stata già rimessa in libertà – commenta un papà a La Nazione – Non è ammissibile che succedano cose come quelle vissute dai nostri piccoli. Adesso non sono in pena perché mia figlia è a casa ma quando a settembre tornerà all’asilo sarà un inferno. Vivrò con l’angoscia. La procura vada davvero alla radice del problema, analizzando oltre alle responsabilità in tema di maltrattamenti anche l’aspetto burocratico, relativo a controlli ed autorizzazioni concesse da parte delle istituzioni competenti. È importante che non vengano spenti i riflettori sulla vicenda“.
Il patteggiamento
Il 17 Novembre 2020 la titolare Patrizia Madotto, accusata di maltrattamenti nel nido domiciliare A casa di Tata Patrizia a Siena, patteggia a 2 anni e 5 mesi di reclusione. Il Gip Ilaria Cornetti ha quindi accettato il patteggiamento accordato tra la difesa dell’imputata e il PM Silvia Benetti. A giudizio è finita anche la collaboratrice di Tata Patrizia accusata in concorso. A Febbraio 2021 sarà valutata la sua posizione.
Collaboratrice rinviata a giudizio
Nel Febbraio 2021 il PM Silvia Benetti ottiene il rinvio a giudizio della collaboratrice di Tata Patrizia. Costituiti parte civile i genitori dei piccoli.
Le parole della collaboratrice
Il 3 Ottobre 2022 durante un’udienza fiume, nella quale è stato eseguito l’esame delle parti, viene ascoltata la collaboratrice di Tata Patrizia. L’imputata ha testimoniato confermando che la sua titolare aveva atteggiamenti aggressivi anche con i suoi collaboratori.
“Aveva un fare arrogante e alternava momenti di aggressività ad altri in cui dispensava carezze. Io spesso non mi trovavo d’accordo con i suoi metodi e ci confrontavamo, ma mi spiegava che quello era il modo giusto da usare e io mi fidavo e lo prendevo per buono, non la mettevo in discussione”.
E poi conferma: “Sì, quella foto della bambina nel passeggino l’ho scattata io” ma quando le contestano il fatto che la titolare l’avrebbe bloccata con forza precisa “Prendeva la testa della bambina per farla mangiare, gli dava il cucchiaio”.
Il processo proseguirà con altre due udienze fino a Febbraio 2023 quando ci sarà la sentenza del Giudice Francesco Cerretelli.
La Via dei Colori Onlus è a disposizione delle Forze dell’Ordine e delle famiglie coinvolte. Chiunque abbia bisogno può contattarci al Numero Verde 800-98.48.71 o scrivendo a: sos@laviadeicolori.org. La Via dei Colori offre consulenza tecnica e informativa gratuita. A tutti i soci offriamo sostegno legale e psicologico specializzato in caso di maltrattamenti presunti o documentati.