La scuola è il luogo in cui i bambini passano una buona parte della loro giornata e, a lungo andare, della loro vita. E’ il luogo in cui apprendono l’italiano, la matematica, la storia e la geografia. Ma anche (e soprattutto) imparano a relazionarsi, a stringere legami, a risolvere i conflitti, ad ascoltare, a rispettare l’altro e molto ancora. La scuola è il luogo di aggregazione che tutti (e ribadisco tutti) i bambini frequentano e proprio per questo dovrebbe essere il mezzo per aiutarli a crescere come persone, non solo come studenti. Per questo oggi vorrei parlarti dell’esperienza sull’alfabetizzazione emotiva di due insegnanti di una scuola primaria di Scandicci, in provincia di Firenze, che conosco e che stimo molto per la loro passione e il loro impegno costante nello svolgere il loro difficile mestiere.
Percorso di alfabetizzazione emotiva per migliorare il clima relazionale all’interno di una classe
Di persone è fatta la scuola. Insegnanti e alunni sono prima di tutto persone. Persone che nel loro incontrarsi quotidiano creano una relazione e crescono insieme. In questa ottica l’insegnante non è tenuto solo ad insegnare le materie per cui è abilitato ma a trasmettere ai suoi studenti valori e buone pratiche.
Silvia e Laura hanno deciso di investire il loro tempo a scuola con i propri alunni per trasmettere loro come si possono gestire in maniera positiva i conflitti. Come si possono esprimere le proprie emozioni (anche la rabbia) ed i propri bisogni. Come si possono trovare soluzioni condivise.
Due insegnanti che essendosi rese conto che gestire la classe era difficile a causa dell’innescarsi di forti dinamiche di aggressività e conflittualità hanno deciso di partecipare ad un corso di formazione che le supportasse e desse loro gli strumenti per guidare nella maniera corretta questi bambini. Hanno così partecipato ad un percorso di alfabetizzazione emotiva e sviluppo degli apprendimenti con l’obiettivo di migliorare il clima relazionale all’interno della classe.
Il racconto di questa esperienza è lungo. Oggi te ne voglio regalare qualche stralcio attraverso le parole di una della due insegnanti. La maestra Silvia.
L’esperienza della maestra Silvia
Nella classe terza la difficile gestione ha motivato me e la mia collega a concordare e mettere in
atto sistematicamente strategie educative mirate al superamento di problematiche comportamentali. […]
Guidate e supportate dal confronto con l’esperta abbiamo svolto con gli alunni un laboratorio di introduzione alla mediazione scolastica. Dove i bambini hanno sperimentato la tecnica della mediazione per la risoluzione di un conflitto. Attraverso attività ludiche, letture di vignette, storie illustrate i bambini hanno appreso un nuovo modo non violento di rispondere al conflitto in alternativa al confronto violento. […]
Tenendo presenti alcuni suggerimenti, come parlare a voce bassa, guardare negli occhi l’interlocutore, trasmettere messaggi in prima persona, respirare, riconoscere la posizione dell’altro, porre domande aperte, hanno imparato a ridurre la tensione in un conflitto.
Abbiamo anche attuato percorsi tesi a fornire a tutti gli alunni le competenze relazionali necessarie a
stabilire una buona comunicazione. […]
Attraverso discussioni collettive in seguito ad episodi di violenza verbale e fisica abbiamo cercato di far emergere che c’era discrepanza tra la loro percezione del problema della violenza e la loro presa in carico. […]
Abbiamo quindi deciso di svolgere durante le compresenza una serie di attività didattiche sul bullismo. […]
Parallelamente a tale lavoro con la classe abbiamo cercato di comprendere e prevedere le manifestazioni di disattenzione, impulsività, iperattività per anticiparle e gestirle con delle strategie individualizzate della ricompensa. Abbiamo steso contratti insegnante-alunno in cui venivano specificati comportamenti e obiettivo da raggiungere, acquisire o rinforzare. […]
La ricaduta educativa è stata positiva. Abbiamo rilevato un netto miglioramento delle relazioni insegnante-alunno e alunno-alunno. Sono visibilmente diminuiti i conflitti fra i pari, sia l’intensità della reazioni emotive e si sono affinate le abilità di risoluzione dei conflitti e il modo di relazionare e collaborare.
Questo ci ha motivato a proseguire sia il nostro percorso di alfabetizzazione emotiva sia a svolgere nuove attività con i ragazzi.
Nella classe quarta abbiamo svolto un percorso sulla rabbia per sviluppare nei bambini la consapevolezza del significato lessicale ed emotivo della parola “rabbia”. Favorire l’individuazione delle dinamiche emotive personali che scatenano la rabbia e altre emozioni negative. Ed infine sperimentare individualmente e in gruppo l’espressione non verbale della rabbia. Questo percorso ha compreso attività come la “busta della rabbia” dove i bambini scrivevano le loro definizioni di “rabbia”. […]
Come la “scatola della rabbia” dove i bambini hanno scritto che cosa faceva loro arrabbiare e il sentimento provato in quella situazione […].
Il gioco del “se la rabbia fosse…sarebbe…” in cui i bambini hanno associato la rabbia a un odore, a un sapore, a un oggetto, a una persona… a un suono e a un gesto, realizzando quest’ultimo nello spazio. I bambini sono stati capaci di associare i loro gesti e suoni, interagendo tra loro, collaborando e creando un’intensa reciproca sempre più forte.
Abbiamo realizzato poi la messa in scena dell’emozione della rabbia attraverso la forza evocativa del corpo. In uno spettacolo teatrale dove i bambini hanno rappresentato la rabbia e le emozioni legate ad essa con vari linguaggi, verbali e non verbali, dove è stata rappresentata la diversità individuale composta come coralità di gruppo.
Dalle riflessioni del bambini successive a questa esperienza è emerso come abbia migliorato l’amicizia tra gli alunni della classe, abbia favorito la compattezza del gruppo ed abbia permesso a ciascun ragazzoa di esprimere che cosa fosse per luilei la rabbia.
Questo percorso è servito moltissimo anche a noi insegnanti, per conoscere più approfonditamente le emozioni dei bambini, per comprenderli e accettarli, per creare nel gruppo/classe l’elemento della condivisione e del senso di appartenenza.
Nella classe quinta abbiamo potuto sperimentare, fin dal primo periodo di scuola, una maggior capacità del gruppo di affrontare i conflitti e soprattutto prevenirli, una maggiore capacità di rispettare le regole e saperle anche creare per favorire una migliore convivenza democratica, una migliore relazione e collaborazione tra alunno-alunno e alunno-insegnante.
Il gruppo ha imparato ad aprirsi agli altri, a progettare e realizzare “qualcosa” di importante dove ciascun bambino potesse esprimere la sua unicità.
Non è stato sempre facile. Insieme io e la mia collega Laura abbiamo sperimentato nuovi strumenti e tecniche, ma soprattutto abbiamo condiviso il nostro cambiamento, il cambiamento dei ragazzi e del contesto della nostra classe.
Questa intera esperienza sull’alfabetizzazione emotiva è raccolta in un articolo della maestra Silvia pubblicato su una rivista che raccoglie le buone pratiche della scuola italiana chiamata Cooperazione educativa n. 42005.
Se c’è una scuola che vorrei per le mie figlie è proprio così. Una scuola in cui gli insegnanti si mettono in discussione e cercano strumenti per migliorarsi e migliorare il loro modo di insegnare. In cui i bambini sono visti come individui, in cui crescita e apprendimento camminano di pari passo e si sostengono a vicenda.
Questo percorso di crescita e di scambio fra insegnanti e alunni è ciò che rende ricca e meravigliosa l’esperienza scolastica. Non trovi sia una splendida Good News!
(A cura di Camilla Mucè)
4 comments
Sono molto interessata all argomento, anch io ci sto lavorando. E’ possibile avere un contatto delle due maestre per un confronto? grazie
Buonasera Sara,
Stiamo provando a contattare le due maestre in questione per approfondire l’argomento e per prendere in esame le loro esperienze come riabilitazione dei bimbi a seguito di maltrattamenti. Se vuoi mandarci i tuoi contatti alla mail associazionelaviadeicolori@gmail.com saremo felicissimi di tenerti presente per qualunque iniziativa in merito.
Grazie infinite per l’interessamento e per essere passata dal nostro blog!
ciao. Sono anch’io un’insegnante di scuola primaria e lavoro in una scuola pubblica del Friuli Venezia Giulia. Sono molto interessata all’esperienza e al percorso che hanno svolto in classe queste due colleghe e alla riabilitazione dei bimbi a seguito di maltrattamenti. Potrei ricevere qualche contatto (di una delle maestre di cui parla qs articolo o dell’esperta che le ha guidate-accompagnate) per approfondire il tema e capire se e come fosse possibile replicare-adattare lo stesso percorso o crearne un altro ad hoc? Grazie
Buonasera, siamo in contatto con le due maestre per approfondire questo argomento davvero molto interessante. Appena avremo notizie in merito, le posteremo sul nostro blog fornendo anche contatti diretti per approfondimenti più specifici.