Nella Good News di oggi voglio parlarti di scuola, bellezza e arte. Perché educare ed insegnare la bellezza dell’arte ai ragazzi significa educare alla legalità, insegnare a rispettare e difendere le nostre origini e ciò che i nostri antenati ci hanno lasciato in eredità.
Educare ed insegnare la bellezza dell’arte ai giovani
A Palermo gli studenti del Liceo classico Vittorio Emanuele II ogni mattina, al loro ingresso, possono leggere questo pensiero di Peppino Impastato, vittima di mafia morto il 9 maggio del 1978.
Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza. Perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore.
La bellezza dell’arte, poi, più di ogni altra cosa, è in grado di aprire gli occhi alle persone e soprattutto ai giovani.
Quella che ogni giorno viviamo nelle piazze, nelle chiese, nei palazzi, nei musei e nelle tradizioni delle città d’arte può aiutare i ragazzi a comprendere che tali meraviglie, così come la storia del nostro passato, sono doni da difendere contro chi vorrebbe deturpare o, peggio, distruggere per sempre.
Ogni giorno corriamo e troppo spesso lo sguardo distratto oscura ciò che ci circonda. Se gli insegnanti accostano i ragazzi alla bellezza dell’arte sviluppano le loro coscienze e la loro personalità.
Chi ha coscienza di sé e della propria storia ben può difendere e tutelare la società in cui vive ed il nostro patrimonio culturale.
La bellezza, nella sua accezione più ampia, è in grado di infiammare i cuori perché conoscere significa vedere, riconoscere e amare ciò che magari giace da tempo sotto i nostri occhi in attesa di catturare per la prima volta il nostro sguardo distratto.
Un inno, dunque, perché la bellezza e l’arte di meravigliarsi sia per i ragazzi strumento di ribellione.
(A cura di Claudia Cimato)