Viterbo, 26 Maggio 2023
Una maestra è stata sospesa dal servizio per 12 mesi accusata di maltrattamenti in un asilo di un comune a sud di Viterbo. Sono almeno 11 i bambini che sarebbero stati insultati, strattonati ed umiliati dalla loro maestra che invece avrebbe dovuto tutelare e promuovere il loro benessere e la loro serenità.
Caso di maltrattamenti in un asilo nella provincia di Viterbo
Stavolta a restare scossa è la popolazione di un piccolissimo comune sito a sud della provincia di Viterbo. La terribile notizia parla di decine di piccole vittime di maltrattamenti all’interno di una Scuola dell’Infanzia diventata per loro un luogo di quotidiano terrore. In questo caso però un dato emerge orgoglioso dalla storia e non potremmo esserne più felici. La denuncia che ha incastrato l’insegnante maltrattante è stata sottoscritta dalla Dirigente del servizio educativo insieme alle famiglie.
Secondo quanto riportato dalla testata Occhio Notizie nel corso delle indagini è emerso che la donna agiva un “metodo educativo e didattico improntato a un rimarcato autoritarismo, condotte aggressive e comportamenti denigratori, tutti contegni non solo confliggenti con un percorso di sana crescita dei minori in tenera età ma forieri di sofferenze e disagi che si sono spesso protratti negli anni a seguire”.
A inizio Giugno 2023 le indagini sono ancora aperte ed essendo la donna un’insegnante con molti anni di esperienza nella scuola si ipotizza che altre famiglie ed ex allievi ed allieve si facciano avanti per richiedere di aggiungersi alle testimonianze e diventare persone offese nel processo.
Le indagini
Le prime segnalazioni arrivate agli inquirenti sono partite, oltre che da alcune delle famiglie coinvolte, anche dalla dirigente dell’istituto. Il Nucleo investigativo della Compagnia di Viterbo ha quindi installato le telecamere nascoste nel servizio educativo su richiesta della Procura di Viterbo per circa un mese. Intercettazioni ambientali che purtroppo hanno confermato i sospetti immortalando la maestra, 63enne, mentre strattonava i bambini urlando loro frasi offensive o minacce come “Scema“, “Stai zitta“, “Te do ‘na papagna“. Sarebbero almeno 11 i piccoli coinvolti negli episodi di violenza diretta o assistita. Tutti di età compresa tra i 3 ed i 5 anni.
Le intercettazioni ambientali confermano i sospetti
Dalle indiscrezioni dei giornali si legge come le intercettazioni ambientali siano state fondamentali per comprendere una realtà terribile e quotidiana che i bambini non sarebbero probabilmente mai riusciti a raccontare.
Nello specifico l’insegnante indagata per maltrattamenti sarebbe stata immortalata dalle telecamere mentre urla ad una bambina: «Purtroppo non capisci niente, alla scuola dei grandi non ci puoi stare».
In un’altra scena la donna prende un giro un bambino gridandogli: «Guarda quello scemo, adesso che si deve sedere non si siede».
E ancora, in un’altra giornata infernale per i piccolini si sentirebbe la donna gridare: «Ma che c’hai in testa? Ma non ti vergogni?».
E le urla. Nell’ascoltare i video gli inquirenti riportano come le urla, continuative e fortissime, gridate in faccia ai bambini piccolissimi a pochi centimetri dal loro viso rendessero quotidianamente le stanze della Scuola un vero e proprio luogo del terrore.
I bambini e le bambine appaiono infatti sempre più spaventati scoppiando spesso in pianti disperati e inconsolabili. E quando i piccoli scoppiavano a piangere, per tutta risposta, anziché abbracci e accoglienza di consolazione si sentivano gridare ancora: «Smettila di piangere che ti butto dove butto i rami secchi».
Un’altra cosa enormemente rilevante ai fini giuridici, proprio perché alla base del riconoscimento del reato di maltrattamenti 572 c.p., è la reiterazione continuativa dei comportamenti. Infatti, secondo quanto riportato dalla testata Viterbo Today, dalle indagini sarebbe risultata essere una “prassi consolidata per la maestra apostrofare i bambini con epiteti ingiuriosi“.
La misura cautelare
Nell’ultima settimana di Maggio 2023, la Pubblico Ministero Paola Conti e il PM Michele Adragna, ravveduti nell’indagata i cosiddetti “gravi indizi di colpevolezza” hanno richiesto e ottenuto dalla Giudice Rita Cialoni la sottoscrizione dell’ordinanza di misura cautelare. La sospensione cautelativa notificata alla donna prevede che per un anno la stessa non possa esercitare all’interno di istituti pubblici o privati per evitare che in questo tempo, e quindi mentre si finiscono di svolgere le indagini, la donna non possa fuggire, reiterare il reato o inquinare le prove.
L’interrogatorio davanti al GIP
Il 31 Maggio 2023 la maestra indagata per maltrattamenti in un asilo del viterbese è comparsa davanti a Rita Cialoni, Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) e alla PM Paola Conti. Secondo quanto emerso sui rotocalchi la donna sarebbe rimasta nell’ufficio della GIP per circa un’ora col suo difensore. Al momento non emerge se abbia risposto alle domande o se si sia avvalsa della facoltà di non rispondere.
Il caso era già noto
I genitori non erano gli unici ad aver maturato dei sospetti. Infatti, secondo quanto riportato dal Corriere di Viterbo, sia la dirigente, sia probabilmente qualche altra persona dell’equipe educativa, avevano avuto qualche sospetto iniziando a monitorare il comportamento della maestra indagata.
In uno dei video, mentre la donna solleva di peso un bambino con modi bruschi, si scorge entrare nella stanza una persona adulta che potrebbe appartenere al personale scolastico. Per questo motivo il rotocalco ipotizza che nel corso delle indagini potrebbero essere ascoltati anche altri membri dell’equipe e sicuramente altri genitori.
Ma le voci relative a quella che era nota come “l’insegnante di ferro” potrebbero risalire anche a prima.
Dalle indiscrezioni de Il Messaggero pare infatti che si parlasse della donna già dagli anni precedenti in cui ci sono state numerose lettere di lamentela da parte di famiglie e persone che avevano lavorato con lei. Molti genitori avrebbero chiesto di spostare i loro figli in un’altra sezione o addirittura in altre scuole. Nessuno prima d’ora aveva però mai fatto niente di concreto per mettere al sicuro i bambini e le bambine a lei affidate.
L’impegno della dirigente
Le voci che si sono susseguite per molto tempo sono sicuramente arrivate alle orecchie dell’ultima dirigente entrata in carica 3 anni fa. La preside dell’istituto avute le prime lamentele ha scelto di valutare personalmente la gravità della cosa per andare a fondo nella questione. Avrebbe quindi prima affrontato la maestra, poi parlato con molti dei genitori preoccupati dai racconti e dai campanelli di allarme riconosciuti sui propri figli e le proprie figlie.
Alla fine la Dirigente è arrivata ad incontrare gli ultimi 11 alunni rimasti in classe dopo “l’esodo” di tutti quelli le cui famiglie avevano chiesto il trasferimento.
“Ho capito guardandoli negli occhi” dichiara la dirigente a Il Messaggero dopo essere andata nella Stazione dei Carabinieri ad esporre quanto scoperto. Esattamente come la legge le imporrebbe di fare appena percepiti i primi sospetti.
Alla denuncia della preside si sono poi unite molte delle famiglie.
Il video
La Via dei Colori Onlus è a disposizione delle Forze dell’Ordine e delle famiglie coinvolte. Chiunque abbia bisogno può contattarci al Numero Verde 800-98.48.71 o scrivendo a: sos@laviadeicolori.org. La Via dei Colori offre consulenza tecnica e informativa gratuita. A tutti i soci offriamo sostegno legale e psicologico specializzato in caso di maltrattamenti presunti o documentati.