Per la Good News di oggi voglio raccontarti la storia di Edwin Medina. Nato a Nueva Esperanza, uno dei quartieri più poveri di Lima, sa bene cosa sia lo sfruttamento minorile nel lavoro avendolo vissuto sulla sua pelle. A molti dei bambini che oggi vivono a Nueva Esperanza viene negato il diritto all’istruzione per far si che possano contribuire all’economia familiare lavorando giorno e notte e diventando spesso oggetto di violenze. Pensa che sono gli stessi insegnanti a rifiutare gli alunni più disagiati perché ritardatari o svogliati durante la lezione.
La storia di Edwin Medina e la sua scuola anti-sfruttamento
Edwin è cresciuto in questo triste clima. Nel 2004 fonda un’associazione che ha lo scopo di allontanare questi bambini dalla strada attraverso attività ludico-ricreative. Crede così fortemente in questo progetto che nel 2007 la sua piccola scuola viene riconosciuta dal Ministero dell’Educazione come scuola pubblica materna ed elementare.
Oggi il suo progetto coinvolge 150 famiglie, 12 insegnanti e molti volontari ed offre un’ottima istruzione a più di 400 bambini tra i 4 ai 10 anni.
Questi bambini a scuola imparano, oltre all’istruzione di base e a vari laboratori di cucina e riciclaggio, tematiche legate all’imprenditoria, al microcredito, alla responsabilità degli alunni nella gestione della scuola, all’importanza dell’attività del singolo nella comunità di appartenenza riacquistando autostima e consapevolezza di se stessi.
Tutte le aule hanno un piccolo orto. Infatti ogni classe all’inizio dell’anno scolastico ottiene un piccolo credito per comprare le sementi e tutto il necessario per avviare l’orto. O per acquistare le materie prime necessarie a produrre biscotti o oggetti di bigiotteria che poi vengono venduti nel corso dell’anno nel villaggio. Il credito ricevuto viene restituito a fine anno e i profitti sono divisi tra tutti i bambini.
La San Josè Obrero non è una semplice scuola ma un vero e proprio istituto produttivo. Il lavoro diventa così un’esperienza di crescita e di maturazione dove i bambini che ne usciranno saranno in grado di comprendere la differenza tra lavoro e sfruttamento migliorando il proprio futuro.
La mia esperienza in posti simili
Io sono stata a Lima e in altri posti molto poveri del Perù. Ricordo bene la sensazione di impotenza provata davanti a questi bambini. Ma ricordo anche bene di essermi imposta di non dar loro denaro. In quel modo so che avrei solo incentivato questo sfruttamento. Soldi facili dai turisti vuol dire che a questi bambini non sarà permesso perdere tempo prezioso a studiare ed apprendere arti e mestieri che invece li aiuteranno a costruirsi un futuro migliore. Continuerebbero ad essere spinti dagli adulti a vagare per le città in cerca di elemosina e non solo purtroppo.
Fonte: Vita.it.
(A cura di Arianna Pand)