Cupello (CH), Giugno 2012
Due maestre sotto accusa per maltrattamenti nella scuola elementare di Cupello in provincia di Chieti. Deridevano gli alunni e uno con dislessia avrebbe detto alla mamma di voler morire.
Tutta la vicenda sul caso di maltrattamenti nella scuola elementare di Cupello
Le colpe dei maltrattamenti erano dislessia ed essere di Napoli
La vicenda ha inizio quando un bambino, terza elementare, dice alla mamma di voler morire. La donna sconvolta si rivolge sia alla scuola che alle forze dell’ordine. Il bambino ha problemi di dislessia e a volte è più lento dei suoi compagni. La maestra che dovrebbe sostenerlo invece lo deride. Secondo la difesa con toni duri e anche minacce: “non deve parlare pena la bocciatura“. Con lui anche un altro compagno sarebbe vittima della maestra. La sua “colpa”, essere di Napoli. Le intercettazioni ambientali confermano i racconti.
Il rinvio a giudizio
Il 10 aprile 2013 il Gup del Tribunale penale di Vasto rinvia a giudizio le due maestre per maltrattamenti e minaccia nei confronti di minori della scuola elementare di Cupello. L’avvocato Antonio Cilli, difensore di una delle parti offese, afferma: “Il nostro assistito a causa del comportamento delle due maestre, ha sviluppato stati ansiogeni e scarsa autostima. Fattori che ne hanno pregiudicato il rendimento scolastico e le capacità relazionali“.
La revoca del provvedimento disciplinare
Una delle maestre, sottoposte a sanzione disciplinare, impugna subito il provvedimento dinanzi alla Magistratura del lavoro di Vasto. Il 21 dicembre 2013 il giudice del lavoro, Caterina Sallusti, annulla il provvedimento in contrasto con il rinvio a giudizio in sede penale. Su Vastoweb si legge la dichiarazione del legale della maestra, Michela Scafetta: “Il giudice, a fondamento della propria decisione, sulla scorta della difesa della maestra, ha sottolineato la superficialità con la quale la scuola ha trattato la vicenda, non soffermandosi sull’effettiva realtà dei fatti ma solo su quanto raccontavano due genitori e le incongruenze di un procedimento disciplinare che ha trascinato un’insegnante in un’aula di Tribunale“.
La condanna in primo grado
Non la pensa allo stesso modo il giudice Rosanna Buri che il 22 gennaio 2018 condanna le due maestre. Due anni per una e un anno e nove mesi per l’altra. La sentenza condanna anche il MIUR a risarcire in sede civile le famiglie dei bambini maltrattati. Le motivazioni saranno rese note entro i prossimi 90 giorni ma i legali delle insegnanti già preannunciano il ricorso in appello.
La Corte d’Appello
Il 13 Ottobre 2021 la Corte d’Appello de l’Aquila ha assolto entrambe le maestre con formula piena “perché il fatto non sussiste” riqualificando il reato di maltrattamento in abuso di mezzi di correzione. Capo d’imputazione che nel frattempo è finito in prescrizione e per il quale il Tribunale ha già dichiarato il non luogo a procedere.
La vicenda giudiziaria in breve
- Giugno 2012: Un bambino di terza elementare dice alla mamma di voler morire. A causa dei suoi problemi di dislessia, la maestra lo deride.
- 10 Aprile 2013: A seguito di ulteriore segnalazione, e delle intercettazioni ambientali, il gup di Vasto rinvia a giudizio due maestre.
- 21 Dicembre 2013: Il giudice del lavoro annulla il provvedimento disciplinare per una delle maestre.
- 22 Gennaio 2018: Il Tribunale monocratico, Rosanna Buri, condanna le maestre rispettivamente a 2 anni ed 1 anno e 9 mesi.
- 13 Ottobre 2021: La Corte d’Appello de l’Aquila ha assolto entrambe le maestre con formula piena “perché il fatto non sussiste“.
La Via dei Colori Onlus è a disposizione delle Forze dell’Ordine e delle famiglie coinvolte. Chiunque avesse bisogno può contattarci al Numero Verde 800-98.48.71. O scrivendo: associazionelaviadeicolori@gmail.com. La Via dei Colori offre consulenza tecnica e informativa gratuita. A tutti i soci offriamo sostegno legale e psicologico specializzato in caso di maltrattamenti presunti o documentati.