
Dopo due anni e mezzo grande attesa per l’esito delle perizie che stabiliranno l’entità del danno sui maltrattamenti al Nido Mazzanti di Conselice per tre bambini. Sono quattro le persone indagate. A tre ex educatrici (dipendenti della Cooperativa ZeroCento) si contestano vessazioni quotidiane tra settembre 2006 e dicembre 2010 verso bimbi di età compresa tra gli 11 e i 36 mesi. Schiaffi, scappellotti, nomignoli, punizioni e perfino una testa di un piccolo infilata in un water. La quarta persone indagata è un’educatrice, dipendente del Comune, che dovrà rispondere di favoreggiamento personale.
La voce di di una mamma sui maltrattamenti al Nido Mazzanti: i campanelli di allarme
“Come tanti genitori anch’io ho appreso la notizia dalla tv e fino ad allora non avevo avuto nessun sospetto” spiega Irene. Una delle mamme che hanno avuto il coraggio e la forza di denunciare le violenze rappresentata dall’avvocato Giulio Canobbio del Foro di Genova. “Però c’erano tanti segnali che non sapevo identificare ma che mi facevano intuire che mia figlia non stava bene. Aveva iniziato a non dormire più volentieri nella sua cameretta, si svegliava in continuazione e per la paura degli incubi arrivava anche a vomitare nel lettino. Aveva iniziato a tirarsi i capelli, a mordersi. Se veniva ripresa si buttava all’indietro a peso morto facendo un tonfo sul pavimento. Un altro segnale importante erano le parole che mia figlia aveva cominciato a dire a casa come “cicciona”, “puzzona”, “culona”, termini che noi non avevamo mai utilizzato, men che meno in sua presenza. La mia piccola riportava nel gioco quello che viveva ogni giorno a scuola e così, spesso la vedevo chiudere nello sgabuzzino le sue bambole. Mi sono confrontata spesso con le maestre, ma invano. La colpa veniva sempre attribuita a me e le maestre mi suggerivano di dedicare più tempo alla bambina”.
I consigli della mamma
Irene consiglia ai genitori di parlare tanto con i propri figli e con gli altri genitori affinché non accada come con i maltrattamenti al Nido Mazzanti di Conselice.
“Se c’è qualche sintomo, o avete qualche dubbio, confrontatevi e non vergognatevi mai. È facile sentirsi una mamma sbagliata, o chiudersi in se stesse con le proprie domande. A volte ci vergogniamo e di conseguenza non ne parliamo con nessuno. Se potete, raffrontatevi anche con una pedagogista e, se la struttura è pubblica o accreditata, cercate di contattate il personale del Comune”. Irene si rivolge anche alle maestre: “non riesco a trovare una valida ragione per poter perdonare chi ha fatto tanto male a mia figlia. Se il resto del corpo docente si fosse accorto di quanto accadeva, sarebbe bastata una sola telefonata per salvare tanti bambini dalle violenze quotidiane che hanno subito”.
L’appello ai genitori
In conclusione la mamma rivolge il suo appello a tutti i genitori che si sentono in colpa e pensano che il disagio del proprio figlio sia solo causa loro.
“Se dopo esservi fatti un sano esame di coscienza e aver dato amore ai vostri figli, vi accorgete che comunque ci sono dei comportamenti strani, non pensiate che la colpa sia vostra. Magari quel qualcosa che non va è da cercarsi al di fuori della famiglia. Andate fino in fondo quindi, chiedete, cercate e scoprite quello che non va. Non fatevi dire da nessuno che non siete bravi genitori e fidatevi di più del vostro istinto di madri e padri. Bisogna andare in fondo ai vari casi con cautela ma anche con fermezza e determinazione. E soprattutto denunciate sempre qualsiasi violazione dei diritti o forma di violenza verbale e fisica.”
Le dichiarazioni dell’avv. Canobbio
“Come in altri casi, con una certa fatica, siamo riusciti a ottenere che fosse disposta una perizia per accertare eventuali postumi in capo ai piccoli malcapitati. Postumi poi riscontrati. Sfortunatamente, una certa disinformazione sulle modalità con cui queste perizie vengono svolte, in modo non invasivo per i piccoli stante la professionalità degli incaricati, spesso inibisce le scelte dei genitori. È chiaro che i genitori, che spesso si trovano a vedere in video scene di vera e propria violenza sui loro bambini inermi, pretendano punizioni concrete. In assenza delle perizie, sono difficilmente ottenibili. L’eventuale contestazione dell’aggravante relativa alle lesioni patite dai bambini, comporta un forte inasprimento della cornice edittale della pena”.
(A cura di Benedetta Maffia)