Copparo (FE), 10 Aprile 2014
Abuso dei mezzi di correzione è il reato 571 del Codice Penale che si configura là dove una persona abusi, appunto, dei metodi correttivi o di disciplina ai danni di un soggetto a lui/lei affidato per ragioni di educazione, istruzione o altro. Questo è il reato di cui pare essere stata accusata una maestra operante nell’Asilo Nido di Copparo in provincia di Ferrara.
Tutta la vicenda sul caso di maltrattamenti nell’asilo nido di Copparo
«Almeno ora piangi per qualcosa». Questo, secondo l’accusa, diceva la maestra Mariella Andreotti dopo i pizzicotti, gli strattoni, i trascinamenti e le spinte che dava ai piccoli allievi della sua classe. Il reato che le viene contestato è “Abuso dei mezzi di Correzione” ma i bambini erano davvero traumatizzati dagli atteggiamenti che questa maestra teneva durante il suo servizio all’asilo nido di Copparo.
Le indagini sono partite grazie ad un’ausiliaria che ha denunciato tutto al Responsabile del Comune di Copparo.
Le indagini hanno confermato l’abuso dei mezzi correttivi
I fatti contestati sono avvenuti tra il Dicembre 2012 ed il Maggio 2013. La denuncia rispetto a quello che accadeva nella struttura sarebbe avvenuta grazie ad una “fonte confidenziale” ed ha portato all’apertura delle indagini. Il Comune proprietario dell’asilo, con l’inizio del processo nel quale si è costituito parte civile attraverso l’avvocato Gianni Ricciuti, ha deciso di relegare la donna a ruoli amministrativi e quindi di fatto di allontanarla dai bambini in attesa di conoscere quale sarà la sentenza finale.
Nessuno ha visto, nessuno sapeva
Nell’asilo nido di Copparo lavoravano in tutto 5 persone fra le quali tre dipendenti comunali che durante gli interrogatori asseriscono di non ricordare o di non aver visto mai episodi così gravi. Al contrario di due ausiliarie di una cooperativa (Monica Balugani e Beatrice Sacchi) che di fatto invece tendono a smentirle affermando che queste cose duravano da anni.
In aula la domanda scontata è stata: “e allora perché non avete detto nulla?“. La risposta purtroppo è stata quella che troppo spesso sentiamo, col senno di poi, nelle aule di tribunale: «Perchè eravamo dei privati». Come a dire di non volere la responsabilità di dover accusare dei dipendenti comunali.
Il difensore della donna, David Zanforlini, si affretta infatti presto a chiamarle “accuse non accuse” dato che non sono sostenute da fatti concreti e/o collocati nel tempo.
Un processo che si preannuncia molto lungo e complicato
Il processo si annuncia difficile in quanto dovrà provare a chiarire la posizione di tutte le figure e le effettive responsabilità di ognuno.
Il 26 Maggio 2015 ha avuto luogo l’udienza che ha visto alla sbarra, oltre che l’educatrice, anche tutte le colleghe. Le ultime infatti, secondo la ricostruzione dei fatti, non avrebbero mai denunciato o parlato di quello che vedevano ogni giorno. Né al comune, né tanto meno alle forze dell’ordine. Arrivati al momento delle testimonianze le contraddizioni tra le varie colleghe sarebbero state veramente molte.
Il giudice Angelica Zamboni, dopo le molteplici contraddizioni emerse nei racconti delle colleghe della Andreotti (Zamboni, Rachele Laurenti) ha ordinato un confronto all’americana tra le altre quattro insegnanti.
Il 27 Maggio 2015 in aula, oltre agli avvocati di parte civile (Scafidi, Onorati e Ricciuti) e qualche decina di genitori, c’era anche il vicesindaco di Copparo, Martina Berneschi a rappresentare il Comune, ente danneggiato anche nell’immagine.
Il 14 Dicembre 2016, dopo essere subentrato al Giudice Amore, il Giudice Sandra Lepore decide di fare del suo meglio per chiudere entro Marzo 2017 la lista dei testi del PM da esaminare. Il Giudice rinuncia a fare il confronto all’americana tra maestra e colleghe e nega l’accoglimento per le eccezioni di costituzionalità presentate dalla difesa.
Il 30 Marzo 2017 avviene l’udienza nella quale è terminata l’audizione dei testi dell’accusa rappresentata dal VPO Stefano Antinori. In aula sono state sentite tre delle madri dei bambini ed una dipendente comunale. Tutte e quattro le persone hanno raccontato di aver visto lividi sui bambini nel periodo della finestra temporale sotto accusa. L’udienza è stata infine rinviata ad Ottobre 2017 quando sfileranno i testimoni delle parti civili (oltre al Comune anche alcuni genitori) e l’imputata si sottoporrà all’esame.
Maestra assolta con formula piena
L’8 Giugno 2018 la maestra viene assolta dall’abuso di mezzi di correzione con formula piena “Il fatto non sussiste“. L’accusa aveva chiesto la condanna a 4 mesi di reclusione.
La Corte d’Appello chiede un’indagine per nuova imputazione
Il PM titolare del fascicolo decide di impugnare la sentenza e nell’Agosto 2020 i giudici d’Appello chiedono di valutare la sussistenza di un reato più grande. Viene così modificata l’imputazione e la maestra viene indagata per maltrattamenti.
Nel Gennaio 2021 le famiglie dei bambini vittime dei presunti maltrattamenti chiedono che il Comune di Copparo sia chiamato a processo nelle vesti di responsabile civile in quando datore di lavoro della maestra.
A fine Ottobre 2021 arriva un nuovo rinvio a giudizio che avvicina il caso ad un’eventuale prescrizione.
Nell’estate 2022 si svolge un’udienza dedicata alla valutazione di alcune questioni tecniche. L’amministrazione comunale di Copparo, che ha anche il ruolo di responsabile civile, si è costituita parte civile al processo.
Un processo lungo 11 anni
Dopo la sentenza di assoluzione in primo grado a cui la Procura ha presentato appello c’è stato un susseguirsi di udienze e giudici (4 monocratici più quelli per le indagini preliminari) che alternandosi hanno portato ad un calvario giudiziario lungo ben 11 anni. Ad oggi si attende ancora di conoscere qual è la verità processuale sia nei confronti della maestra non più esercitante, sia delle 6 famiglie costituitesi parte civile. Infatti il 19 Giugno 2023 è arrivato l’ennesimo rinvio di udienza per “riassegnazione” del procedimento ad un nuovo giudice.
La Via dei Colori Onlus è a disposizione delle Forze dell’Ordine e delle famiglie coinvolte. Chiunque abbia bisogno può contattarci al Numero Verde 800-98.48.71 o scrivendo a: sos@laviadeicolori.org. La Via dei Colori offre consulenza tecnica e informativa gratuita. A tutti i soci offriamo sostegno legale e psicologico specializzato in caso di maltrattamenti presunti o documentati.