Sai che esistono scuole in cui, oltre alle materie tradizionali, s’insegna anche come essere felici? Sì, perché se è vero che la felicità va trovata dentro di noi è anche vero che, di fronte ad eventi traumatici, non sempre si posseggono quegli strumenti necessari a riorganizzare positivamente la propria vita. Allora diventa fondamentale un’educazione positiva in cui insegnare a percepire le proprie emozioni per poterle gestire e ad essere coscienti delle proprie risorse per poterle usare in ogni situazione. Imparare ad essere positivi aiuta anche, e soprattutto, al di fuori dell’ambito scolastico per affrontare con successo sfide ben più ardue di un compito in classe.
L’educazione positiva: da oggi a scuola si insegna anche la felicità!
L’educazione positiva inizia a diffondersi soprattutto in Germania e nei Paesi anglofoni. Un approccio formativo psicologico basato sulla felicità ed il benessere degli studenti.
A prescindere dalle ricerche genitori e alunni ne sono convinti. Questo metodo promuove l’autostima, la capacità di reagire, il senso di comunità e le competenze sociali. Inoltre limita l’ansia, previene disagi e malattie legate allo stress e favorisce migliori rendimenti scolastici.
Un piccolo regno sull’Himalaya (Buthan) ha sostituito l’acronimo PIL (Prodotto Interno Lordo) con FIL (Felicità Interna Lorda) e, incrementando la FIL, si è osservato che si riducono problemi di droga, tabacco e alcol.
Come si svolgono le lezioni di felicità
Meditazione e preghiere sono pratiche regolari che aiutano a rilassarsi.
Tra gli esercizi pratici, dopo i quali seguono discussioni di gruppo, ci sono:
- Il tuffo dal palco (che sembra una moda da rockstar ma in realtà aiuta a superare i propri limiti);
- L’esercizio del Rubicone (in cui, per riuscire ad attraversare un fiume immaginario senza abbastanza sassi di appoggio per tutti, bisogna dimenticare la competizione e tirare in ballo doti di comunicazione e socialità);
- La doccia tiepida (un bambino si siede dando le spalle ai compagni che gli dicono le cose positive che trovano in lui. Spesso, alla fine dell’esercizio, i bambini sono in lacrime di gioia).
Spero che la scuola della felicità si diffonda anche da noi perché essere infelici è facile, basta restare per terra quando si inciampa in un sasso o quando qualcuno quel sasso ce lo tira addosso. Basta non alzare mai la testa per guardare il cielo o il sorriso dei nostri bambini, arrendersi alle avversità e crogiolarsi masochisticamente nel dolore. Più difficile è fare un bel respiro, rialzarsi e, perché no, usare quel sasso e gli altri che si trovano lungo il cammino per costruire qualcosa di buono. La capacità di resilienza non va data per scontata. Non è sempre scontato ricordarsi di aver il diritto (e il dovere) essere felici.
Fonte: Eticamente.net.
(A cura di Mariapaola Ramaglia)