Molti bambini vittime di maltrattamenti infrastrutturali accusano difficoltà ad addormentarsi. Scopriamo insieme cos’è esattamente l’insonnia e soprattutto se può essere considerato un vero e proprio campanello di allarme.
Cos’è l’insonnia
L’insonnia è la conseguenza di una cattiva qualità del sonno e più in generale di una impossibilità a prendere sonno. Chi ne soffre lamenta risvegli continui seguiti da difficoltà ad addormentarsi. Un insonne può riuscire a dormire, ma a scapito della qualità, tanto che viene chiamato “sonno non ristoratore”. Il risultato della mancanza di sonno di buona qualità si traduce in un cattivo funzionamento sociale e lavorativo. Esistono tre tipi di Insonnia: difficoltà ad addormentarsi, risveglio durante il sonno e continui risvegli la mattina presto. L’insonnia viene definita “episodica” quando si manifesta per un periodo di un almeno mese ma che non supera i tre mesi; “persistente” quando si manifesta da più di tre mesi.
L’insonnia può essere un campanello di allarme
Generalmente è più comune negli adulti di mezza età e negli anziani ma la diagnosi di Insonnia è più frequente negli adolescenti e nei giovani adulti (Ohayon, 2002; Ohayon & Roberts, 2001).
L’insonnia è però un precursore, un vero e proprio campanello di allarme di un certo numero di disturbi mentali e di traumi subiti. I sintomi notturni comprendono difficoltà di inizio e/o mantenimento del sonno, sonno leggero e non ristorativo (e.g., Morin & Espie, 2004); i sintomi diurni comprendono sonnolenza, difficoltà di concentrazione, calo del tono dell’umore, irritabilità, difficoltà sociali/occupazionali o in altre aree importanti del funzionamento (ICSD-2, 2005).
In particolare, secondo il modello cognitivo dell’insonnia proposto da Harvey (Harvey, 2002), sarebbe sostenuta da una “cascata” di processi cognitivi presenti sia di notte che di giorno:
- Gli individui che la manifestano soffrono di pensieri intrusivi spiacevoli ed eccessiva paura durante il periodo di pre-addormentamento.
- Paure ed eccessive ruminazioni scatenano arousal fisiologico/emotivo e stress (stato ansioso).
- Lo stato ansioso determina un restringimento del focus attentivo che porta a sovra-monitorare stimoli interni o esterni che minacciano il sonno.
Cause e fattori di rischio
La frequente comorbilità con altri disturbi medici e psicologici è un aspetto rilevante nell’inquadramento diagnostico del Disturbo di insonnia (Roth et al. 2006).
Spesso è innescata da una malattia, un disturbo, o un evento che causa nell’individuo stress fisico o psicologico. L’insorgenza di questo disturbo spesso si verifica già nella prima infanzia. La nascita di un fratellino può modificare il ritmo sonno-veglia alterandolo. La presenza di un trauma, gravi preoccupazioni, violenze e abusi possono sconvolgere il riposo sia notturno che diurno.
L’Insonnia è un fattore di rischio anche per altri disturbi quali la depressione e l’ansia. Secondo Il DSM-V la comorbidità dell’insonnia con alcuni disturbi mentali è presente tra il 40% e il 50%, (APA, 2013). Nella vita quotidiana è legata a un declino della funzione cognitiva. Una persona che non dorme bene è più propensa a commettere errori e avere incidenti sul lavoro e/o stradali a causa della frequente perdita di concentrazione e di memoria.
Come diagnosticarla
I principali criteri del DSM-V per una diagnosi di Insonnia sono (APA, 2013):
- Insoddisfazione per la quantità o la qualità del sonno, con uno o più dei seguenti sintomi: difficoltà ad addormentarsi, difficoltà a mantenere il sonno, frequenti risvegli la mattina presto;
- Il disturbo del sonno causa un disagio significativo o una compromissione in importanti aree sociali, professionali, educative, accademiche, comportamentali;
- La difficoltà ad addormentarsi si verifica almeno 3 notti a settimana ed è presente per almeno 3 mesi;
- L’insonnia non è correlata con un altro disturbo del sonno;
- L’insonnia non è spiegata da coesistenti disturbi mentali o condizioni mediche critiche.
Come curare l’insonnia
Una corretta cura dovrebbe prevedere la conoscenza della causa. La terapia farmacologica è il trattamento più comunemente usato per l’insonnia. Generalmente ad individui adulti vengono prescritti dei sedativi ipnotici. L’approccio non farmacologico rimane comunque il più utilizzato nella cura specialmente quando coinvolge bambini piccoli. In questi casi l’insonnia si risolve individuando la causa e lavorando sulla sua scomparsa.
Il sonno nei bambini riveste un’importanza cruciale poiché è proprio durante il sonno che viene prodotto l’ormone della crescita. Un bimbo che non dorme determina problemi di sono anche nel genitore che lo vede interrompere dai risvegli del figlio. Questo porta a malumori e nervosismi in casa. Quindi nei casi di insonnia infantile è molto importante un intervento tempestivo al fine di ripristinare il normale ritmo sonno/veglia.
I principi di “igiene del sonno” sono tutte quelle condizioni o pratiche che promuovono un sonno tranquillo e ristoratore. Esse includono regolarità nell’ora di addormentamento e anche di risveglio in conformità con il tempo necessario alle varie età per avere un sonno ristoratore, la restrizione di bevande o cibi eccitanti nelle ore serali e l’applicazione di regole di igiene ambientale e nutrizionale che facilitano il sonno.
Referenze e bibliografia di riferimento
American Academy of Sleep Medicine (2005). The International Classification of Sleep Disorders, Second Edition (ICSD-2).
American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Arlington, VA: American Psychiatric Publishing.
Roth T, Jaeger S, Jin R, Kalsekar A, Stang PE, Kessler RC (2006). Sleep problems, comorbid mental disorders, and role functioning in the national comorbidity survey replication. Biological Psychiatry 60, 1364-71.
Ohayon M., (2002). Epidemiology of insomnia: what we know and what we still need to learn. Sleep Medicine Review Apr;6(2):97-111.
Ohayon MM, Roberts RE. Comparability of sleep disorders diagnoses using DSM-IV and ICSD classifications with adolescents. Sleep. 2001;24(8):920–925.
Morin C.M. e Espie C.A. (2004). Insonnia. Guida alla valutazione e all’intervento psicologico. Milano: McGraw-Hill Companies.
Harvey AG, (2002). A cognitive model of insomnia. Behaviour Research and Therapy Aug;40(8):869-93.