Il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, meglio conosciuto come DSM, è uno dei sistemi nosografici del settore più utilizzati da medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo. Scopriamo insieme cos’è esattamente e a cosa serve.
Cos’è il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM)
Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, noto anche con la sigla DSM derivante dall’originario titolo dell’edizione statunitense Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, è uno dei sistemi nosografici per i disturbi mentali o psicopatologici più utilizzati da medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo, sia nella pratica clinica che nell’ambito della ricerca.
A cosa serve
Nel corso degli anni il manuale, arrivato ora alla 5ª edizione (maggio 2013), è stato redatto tenendo in considerazione l’attuale sviluppo e i risultati della ricerca psicologica e psichiatrica in numerosi campi. Modificando e introducendo nuove definizioni di disturbi mentali la sua ultima edizione ne classifica un numero pari a tre volte quello della prima edizione.
I disturbi mentali vengono definiti in base a quadri sintomatologici. Questi ultimi sono raggruppati su basi statistiche. Si tratta di un manuale che raccoglie attualmente più di 370 disturbi mentali descrivendoli in base alla prevalenza di determinati sintomi. Per lo più quelli osservabili nel comportamento dell’individuo, ma non mancano riferimenti alla struttura dell’io e della personalità.
L’approccio utilizzato è un approccio dimensionale utile per migliorare la validità delle diagnosi mantenendo un’impostazione di tipo categoriale dei disturbi.