Gorizia, Aprile 2013
L’incubo dei genitori è la prescrizione. Per questo, assume i connotati di una vera e propria corsa contro il tempo il processo a carico di Maria Caterina Stecchina, 49 anni, e di Maurizio Figar, 53 anni, accusati di maltrattamenti nei confronti di otto bambini di età compresa fra i 12 e i 30 mesi che frequentavano l’asilo nido Progetto Bambino di viale Virgilio, gestito allora dalla cooperativa sociale “Servizi Educativi Isontini”.
Maltrattamenti nell’asilo nido Progetto Bambino e l’incubo della prescrizione
Il rischio che tutto finisca in nulla è reale e i genitori rabbrividiscono. Qualcuno sarebbe anche disposto a rinunciare ad eventuali risarcimenti pur che i due non abbiano più la possibilità di lavorare in ambito educativo.
«Effettivamente, la prescrizione è un’ipotesi realistica, visto che scatta 7 anni e mezzo dopo il fatto – spiega l’avvocato Samo Sanzin che tutela diversi genitori. – In certi casi, gli abusi sono avvenuti sul finire del 2006, in altri nella prima metà del 2007. Pertanto, le scadenze sono molto ravvicinate».
Che fare? Il 7 maggio, data del primo atto processuale, Sanzin chiederà di fissare subito un calendario delle udienze. «Questo per avere tempi certi – spiega -. La speranza, poi, è di avere un medesimo giudice che porti avanti tutto il processo, senza staffette. Ecco perché è una vera e propria corsa contro il tempo: ci sono parecchi testimoni da ascoltare».
Parola alle mamme
Inquiete anche le mamme. Nonostante siano passati ormai parecchi anni la memoria di Simona Lucchini è ancora fresca. E la rabbia non è passata. «Quel che ci dà maggiormente fastidio è che questo asilo nido era covenzionato con il Comune: pertanto, doveva esserci una garanzia riguardo alla qualità degli educatori. Invece, ci siamo ritrovati in una situazione che mai avremmo voluto vivere». Secondo l’accusa ai bambini che non volevano mangiare veniva aperta con forza la bocca per costringerli a ingoiare il cibo. Chi non voleva riposare dopo il pranzo, veniva chiuso in stanze buie e lasciato piangere anche per un’ora. «Ci risulta che un’educatrice avesse denunciato al Comune che qualcosa non andava in quell’asilo già sul finire del 2006 ma la reazione degli uffici municipali è stata troppo lenta. Bisognava fermare prima quella situazione», aggiunge Simona Lucchini.
Perfettamente concorde un’altra mamma, Claudia Scarel. «Potremmo anche rinunciare ad eventuali risarcimenti a patto che quelle persone non operino più in ambito educativo. Esperienze simili non devono ripetersi più. E dire che avevamo scelto quell’asilo perché ritenevamo che la convenzione con il Comune fosse garanzia di qualità e di controlli continui. Così, purtroppo, non è stato».
Intanto, Alberto Tofful, difensore di Maria Caterina Stecchina, sceglie la via del silenzio. Si affida a un rigoroso “no comment”. «Allo stato attuale non c’è nessuna dichiarazione da fare» le uniche sue parole.