Biccari (FG), 15 Aprile 2017
Caso di maltrattamenti nella scuola elementare di Biccari, in provincia di Foggia. Accade di nuovo, stavolta in un paesino con poco più di 2500 anime. Nell’Istituto Comprensivo “Paolo Roseti” quattro maestre si sarebbero macchiate del terribile reato di violenza fisica e psicologica contro i propri alunni della quarta. Tutti di età compresa tra i 9 ed i 10 anni.
Caso di maltrattamenti nella scuola elementare Paolo Roseti di Biccari
Le indagini dei Carabinieri sono partite ad Ottobre 2016 con la denuncia di un papà insospettito, come spesso accade, dai cambiamenti negativi notati sul proprio figlio. L’inchiesta, che inizialmente riguardava una sola delle maestre, è stata successivamente ampliata ad altre tre insegnanti.
Le registrazioni ambientali sarebbero talmente efferate tanto che la Magistratura avrebbe addirittura disposto la non divulgazione per tutelare i bambini coinvolti. Il 15 Aprile 2017 le quattro maestre sono state raggiunte dal provvedimento di custodia cautelare dei domiciliari. Il Pubblico Ministero ha richiesto ed ottenuto questo provvedimento piuttosto forte proprio sulla base delle condotte davvero estreme delle maestre.
Nei casi di maltrattamento l’età elevata non è sempre una costante
Le insegnanti coinvolte per maltrattamenti nella scuola elementare di Biccari, secondo quanto emerso, avrebbero un’età compresa tra i 42 ed i 55 anni e pare insegnassero a rotazione in diverse classi. Questo non ci permette di escludere che il numero delle parti offese possa aumentare nelle prossime ore. Il tema dell’età è una costante in ogni caso preso sotto esame dalla nostra associazione in quanto spesso si pensa che tutte le insegnanti “maltrattanti” abbiano un’eta troppo elevata per potersi prendere cura correttamente dei bambini. L’età sicuramente è una variabile non trascurabile, ma come si può vedere in questo specifico caso, non è una costante.
Chi conduce le indagini soffre quanto e più di chi legge ogni giorno queste storie
Marco Aquilio, comandante provinciale dei Carabinieri di Foggia, parlando delle intercettazioni ambientali nella Conferenza Stampa del 15 Aprile 2017 ha dichiarato: “Si va oltre ciò che in passato si è visto per casi simili”. Le Forze dell’Ordine hanno fatto del loro meglio per terminare quanto prima e nel miglior modo possibile le attività di indagine. Come spesso accade, il dover assistere per ore ed ore alla visione di video orrendi e violenti, ha provato loro tanto quanto tutte le persone che ora leggono questa terribile storia. Gli inquirenti, ogni volta e su ogni caso, ad ogni minuto sono obbligati a combattere contro se stessi per non intervenire al primo schiaffo consci che ogni secondo in più potrebbe essere fatale ed ogni istante in meno potrebbe voler dire rimettere in libertà persone enormemente pericolose.
Le indagini per violenze nella scuola richiedono sempre enorme cautela
Secondo quanto rilevato dallo studio dei casi nel nostro Osservatorio, il miglior risultato nelle indagini per maltrattamenti, si ottiene “cucendo addosso” al caso una metodologia specifica che tenga conto di tutte le variabili in campo in quel momento. In questo specifico caso, l’Arma dei Carabinieri che ha condotto le indagini, ha ritenuto di doverle suddividere fondamentalmente in due fasi.
In un primo momento si è proceduto con l’acquisizione di Sommarie Informazioni Testimoniali (chiamate in gergo SIT) relativa a 15 persone tra cui insegnanti e genitori.
Nella seconda fase invece si è proceduto con l’installazione in aula di telecamere nascoste per l’acquisizione di intercettazioni ambientali. Le indagini partite ad Ottobre 2016 sono terminate a fine Marzo 2017.
Le violenze nella scuola erano un modus operandi condiviso fra colleghe
Nella nostra esperienza ci capita spesso di trovare più persone che compiono violenze ai danni della solita classe di bambini. Dagli studi pare infatti che laddove una o due persone compiano violenze, senza di fatto essere mai scoperte e/o fermate, questo possa indurre alcuni soggetti più deboli ad imitarle adeguandosi “al ribasso” al loro comportamento violento. Questo caso quindi non è molto diverso da altri incontrati negli anni precedenti. Dopo l’installazione della prima telecamera gli inquirenti hanno notato come gli iniziali sospetti non si limitassero solo ad una singola insegnante. Lo scoprire infatti che altre maestre erano complici dei maltrattamenti nella scuola elementare di Biccari ha richiesto l’installazione di una seconda telecamera per migliorare l’intercettazione ai fini della prova.
La non divulgazione dei video
La Magistratura ha disposto la non divulgazione dei video ma le indiscrezioni riportate dai giornali basterebbero a far salire la nausea a chiunque. Bambini costretti a subire, umiliarsi da soli o gli uni con gli altri. Vessati e privati di ogni minimo diritto ad avere un’infanzia felice.
Secondo le ricostruzioni le quattro maestre indagate per i maltrattamenti nella scuola elementare di Biccari avrebbero addirittura picchiato gli alunni con delle aste di legno. Chi ha visto i video racconta di bambini afferrati per i capelli e sbattuti a terra, schiaffeggiati e picchiati anche con l’uso dei libri.
“Io ti faccio nuovo nuovo di botte”: così terrorizzavano i bambini
“Io sono basso e bugiardo”: questo era ciò che i bambini venivano indotti a dire. Ogni piccolo errore, ogni distrazione era elemento sufficiente per essere mortificato dalle insegnanti di Biccari.
“Fai schifo! Chiudi quella boccaccia che escono solo cose brutte da là!” oppure ancora “Hai il cuore cattivo”. Così le maestre pensavano fosse giusto mantenere il “controllo” della classe. E se le offese e le vessazioni non bastavano arrivavano le minacce: “Se ti do una botta in testa tu capisci che hai sbagliato e devi correggere l’errore, va bene? Facciamo questo gioco…” oppure “Dai che questo lo devo sconciare un po’ “.
La Dirigenza Scolastica collabora alle indagini
Come spesso accade nei casi di maltrattamento rilevati nell’Osservatorio sulle Relazioni Educative e di Cura, alcuni genitori insospettiti dai cambiamenti negativi dei propri figli e dai campanelli di allarme, piuttosto che denunciare preferiscono spostare i bambini in altre scuole.
Questo esodo anomalo insospettisce la dirigenza scolastica che fin da subito si è messa a disposizione delle Forze dell’Ordine per collaborare nelle indagini.
Una manifestazione per sostenere le maestre: come può essere?
Nei casi di maltrattamento non è raro trovare una serie di genitori coinvolti che, nonostante le prove e le indagini, continuino a sostenere le persone indagate.
Questo caso non è da meno ed infatti il 1 Maggio 2017 circa 150 persone tra genitori, ex alunni e cittadini semplici, si sono riuniti in piazza per far sentire il loro sostegno alle maestre.
Purtroppo questo capita spesso perché c’è sostanzialmente una specie di resistenza psicologica a dover ammettere che “stia succedendo proprio a me”. Per evitare di fare i conti con ciò che ci sta accadendo, e soprattutto con ciò che saremmo costretti ad affrontare, il cervello umano cerca delle vere e proprie “fughe dalla realtà” attraverso la negazione del problema. Ecco quindi che, invece di mantenersi neutri (né pro né contro) cercando ulteriori prove che possano farci arrivare alla vera verità, si tende a minimizzare l’accaduto.
Il primo cittadino invita alla calma e chiede una soluzione rapida
Anche il Sindaco del paese Gianfilippo Mignogna pare essersi schierato. Il primo cittadino di Biccari ha infatti dichiarato: “E’ il caso di precisare che non si tratta di una protesta. Non è un voler inveire contro nessuno, né tantomeno, si vuole contestare il lavoro dei carabinieri e della magistratura. Vogliamo solo mostrare vicinanza alle maestre perché le conosciamo bene e da anni svolgono il loro lavoro nel migliore dei modi“. Mignogna sulla sulla sua Pagina Facebook continua: “Non si tratta di scuole lager. Piena fiducia nella magistratura, ma serve una rapida soluzione della vicenda“.
Le famiglie della vittima vivono spesso tra incudine e martello
Denunciare non è affatto una cosa facile né tanto meno ovvia come si potrebbe pensare. Le famiglie che denunciano devono fare i conti prima col silenzio imposto dalle indagini, poi con tutti coloro ai quali hanno omesso di aver sporto denuncia per salvaguardare l’operato delle forze dell’ordine e poi con tutto il resto del processo. Come se questo non bastasse spesso le persone si trovano ad essere additate da chi non gli crede e da chi, come in questo caso, non vuol credere neanche all’evidenza delle indagini. Il periodo che intercorre tra la decisione di denunciare e l’inizio del processo è, per la nostra esperienza, il momento più complicato e duro per le famiglie delle vittime che devono necessariamente essere supportati nel percorso.
Revocati due domiciliari
Il 9 Maggio 2017 vengono revocati i domiciliari per due delle quattro maestre accusate di maltrattamenti nella scuola elementare Paolo Roseti di Biccari. Il Giudice ha ritenuto cessate le esigenze cautelari tenendo anche conto della “mobilitazione pubblica in favore delle maestre di gran parte delle potenziali fonti di prova” che la difesa ha documentato offrendola alla valutazione del Gip. Le maestre non torneranno comunque in servizio.
Prima condanna di primo grado
Nel Settembre 2019 il Tribunale di Foggia ha condannato in primo grado una delle quattro maestre. La sentenza con rito abbreviato è di un anno e quattro mesi di reclusione, pena sospesa.
Il Processo
Nel processo è parte civile, oltre che responsabile civile, il Miur, rappresentato dal legale Giovanni Diego La Torre per l’Avvocato dello Stato. Si sono costituiti parti civili per alcuni dei bambini gli Avvocati Nicola Bianchi, Enrico Rando e Manuela Alessandra La Cava. Le maestre si dichiarano innocenti e la sentenza si preannuncia ancora lontana.
Nell’Aprile 2021, davanti al giudice Flavia Accardo, parla in aula il padre di uno dei bambini presunte vittime dei maltrattamenti nella scuola elementare di Biccari. La testimonianza porta alla luce una punizione nella quale al figlio era stato impedito di pranzare sottolineata dalla frase “Tu ora guardi come mangiano gli altri“. Nella prossima udienza verrà ascoltata la mamma del bambino ed il fratello che ha frequentato lo stesso asilo negli anni precedenti.
La vicenda in breve
- Ottobre 2016: Denuncia di un genitore ed inizio delle indagini sui maltrattamenti nella scuola elementare Paolo Roseti di Biccari.
- 15 Aprile 2017: Notifica della misura cautelare alle quattro insegnanti.
- 1 Maggio 2017: Manifestazione nella piazza di Biccari (FG). Oltre 150 persone, tra ex alunni, genitori e semplici cittadini si sono riuniti dimostrare la loro solidarietà nei confronti delle insegnanti accusate di aver agito maltrattamenti e minacce di morte ai bambini della Scuola foggiana.
- 9 Maggio 2017: Revocati i domiciliari per due delle quattro maestre.
- 30 Settembre 2019: Il Tribunale di Foggia ha condannato in primo grado una delle quattro maestre. La pena sospesa con rito abbreviato è di 1 anno e 4 mesi.
- 13 Aprile 2021: Testimonianza in aula del padre di uno dei bambini.
La Via dei Colori Onlus è a disposizione delle Forze dell’Ordine e delle famiglie coinvolte. Chiunque abbia bisogno può contattarci al Numero Verde 800-98.48.71 o scrivendo a: sos@laviadeicolori.org. La Via dei Colori offre consulenza tecnica e informativa gratuita. A tutti i soci offriamo sostegno legale e psicologico specializzato in caso di maltrattamenti infrastrutturali presunti o documentati.