Monsummano (PT), 13 Giugno 2015
Bimbi strattonati ed afferrati con forza, sollevati da terra o tirati per il colletto del grembiule per poi essere obbligati a sedere o richiusi in uno stanzino. Questo è quello che faceva ogni giorno Domenica Lo Russo, 48 anni, di Pieve a Nievole. La nuova “maestra cattiva” stanata per maltrattamenti nella Scuola Materna Mannozzi in Via Fermi a Monsummano nel pistoiese.
Tutta la vicenda sul caso di maltrattamenti nella scuola materna Mannozzi di Monsummano
I primi dubbi erano sorti ai genitori durante l’anno scolastico 2010-2011. Infatti i bambini avevano cominciato ad essere inspiegabilmente irascibili e nervosi. La conferma è poi arrivata con le registrazioni delle telecamere nascoste dai Carabinieri di nascosto durante le indagini.
«I bambini per un braccio o per il colletto -si cita infatti riguardo ai video nelle motivazioni della sentenza- Il 2 maggio si vede la Lo Russo che colpisce con la mano la testa di un bambino… Poi ne colpisce un altro su una guancia».
Inizialmente il PM, Claudio Curreli, aveva chiesto di iscrivere quattro maestre nel registro degli indagati tutte per il reato di maltrattamenti (572 cp). Successivamente le posizioni di tre delle maestre sono state invece archiviate. Il reato per la Lo Russo è stato derubricato ad Abuso dei Mezzi di Correzione (571 cp) malgrado i pesantissimi racconti che poi sono emersi al banco dei testimoni.
Nonostante l’archiviazione delle altre tre maestre nella sentenza il giudice tende a sottolineare anche il loro comportamento che «O tolleravano i sistemi punitivi della Lo Russo oppure condividevano un sistema educativo basato sull’abuso dei mezzi di correzione».
Il Processo
Durante il processo, durato oltre quattro anni, nelle varie testimonianze dei genitori si è potuto scoprire come i bambini, che chiamavano “Mimma” la maestra Lo Russo, venissero puniti. Chiudendoli in bagno e “liberati” solo quando avessero smesso di piangere. Tanto era diventata per loro un’abitudine che anche quando venivano rimproverati a casa correvano autonomamente a rinchiudersi nello stanzino. Quasi tutti i bambini manifestavano una terribile paura del buio tanto da non riuscire più a recarsi in bagno durante la notte.
Nella sentenza il giudice esprime il proprio parere anche su qualche testimonianza evidentemente «poco dignitosa e poco credibile». Come ad esempio quella della coordinatrice che «Dice di non aver visto nulla, di non sapere nulla, tant’è che, pur ricevendo le lamentele di almeno due genitori, non si era preoccupata di accertare la fondatezza delle segnalazioni».
La condanna
La donna è stata condannata dal Giudice Monocratico Daniela Bizzarri per il reato di Abuso di Mezzi di Correzione (571 cp) a 6 mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena.
Il beneficio, però, subordinato al pagamento del risarcimento dei danni morali alle parti civili. 5.000 euro per ciascuno dei tre bambini i cui genitori si sono costituiti parte civile durante il processo.
Le motivazioni della sentenza del Giudice sono state depositate in cancelleria nei primi giorni del Giugno 2015.
Enrico D’Angelo, difensore di una delle famiglie dei bambini protagonisti di questa brutta storia, si è detto soddisfatto del risultato.
La vicenda giudiziaria:
- 2010-2011: Periodo dei fatti.
- 4 Aprile 2011: I Carabinieri piazzano le telecamere spia nella scuola.
- 15 Giugno 2015: Sentenza di colpevolezza per Abuso dei Mezzi di Correzione. Pena di 6 mesi di reclusione con sospensione condizionale della pena subordinata al pagamento di un risarcimento per le parti civili di 5000 euro.