Questa è la storia di Michele, un ragazzo con un disturbo specifico di apprendimento, la disgrafia, che ha incontrato degli insegnanti seri, motivati e preparati. In sinergia con la famiglia hanno infatti permesso a Michele di “vincere” il suo problema. Desidero però raccontartela direttamente attraverso le parole della sua mamma Anna.
La storia di Michele e della sua disgrafia
“Michele ha avuto un piccolo ritardo nello sviluppo del linguaggio sicchè fin dall’età di 2 anni è stato seguito da una bravissima neurospichiatra. In età pre-scolare ha avuto degli incontri con una logopedista perché pronunciava in maniera scorretta 2 lettere dell’alfabeto ed in particolare la R (in seguito è stato “diagnosticato” rotacismo). Ha sempre avuto anche problemi con la manualità fine, di questo si erano accorte già le sue maestre dell’asilo, e poi c’era anche questa difficoltà nell’organizzazione dello spazio sul foglio.”
Michele alle elementari
“Siamo arrivati alle elementari con delle piccole difficoltà di base. Michele non ha avuto problemi nell’apprendimento della lettura e nemmeno della matematica, i suoi problemi sono sempre stati la scrittura e naturalmente il disegno.
Dopo un buon inizio (i primi 3 mesi di scuola), la situazione ha cominciato a peggiorare in quanto a casa faticava nello svolgimento dei compiti. Era pressoché ingestibile perché non si lasciava insegnare. Lamentava stanchezza continuamente tanto che se lo facevo dormire nel pomeriggio dormiva più di 2 ore. Insomma davamo la colpa alla sua scarsa voglia di fare. Lo sgridavo parecchio per questo ed alla fine ho chiamato la neuropsichiatra che ha voluto vedere noi genitori e i quaderni di mio figlio. Il responso è stato che oltre alla stanchezza secondo lei Michele era anche stressato. Su suo consiglio gli abbiamo fatto fare le analisi ed è uscita fuori una celiachia, nel suo caso asintomatica, ma che gli procurava tanta stanchezza e nervosismo.
Messo a dieta senza glutine Michele ha ripreso la scuola (seconda elementare) in condizioni fisiche migliori però i suoi problemi con la scrittura erano rimasti allo stesso punto di partenza tanto che gli insegnanti mi dissero che comunque lui poteva scrivere in stampato minuscolo fino in quinta elementare.
Nel frattempo lui apprendeva il resto abbastanza bene, arrivava a casa che sapeva già a memoria la tabellina data da studiare ed in matematica procedeva bene. Così è stato per un buon periodo. Le cose andavano abbastanza bene nell’orale mentre nello scritto, in particolare nelle verifiche stentava a prendere la sufficienza. Forse perché si faceva prendere dall’ansia (consegnava sempre per primo) eppure poi quando lo interrogavano le cose le sapeva.
Siamo andati avanti fino in quinta elementare con mio figlio che non si sentiva mai gratificato. Con la sofferenza mia di sentirgli dire che non voleva più andare a scuola, con la sofferenza sua che quando a casa non riusciva a fare un compito si dava del deficiente sbattendosi il quaderno sulla testa. Nonostante noi genitori lo incoraggiassimo e lo aiutassimo lui non accettava più nulla.
Per 2 anni ho lavorato dalle 18 alle 22 proprio per stargli accanto, poi quando sono dovuta rientrare a tempo pieno e non ho più potuto seguirlo come volevo perché ero impegnata sul lavoro sono stata richiamata dagli insegnanti perché secondo loro Michele era “depresso” in quanto io non lo stavo più seguendo come prima. Eravamo già arrivati alla quinta elementare.”
Michele alla medie
“I primi giorni di settembre mi sono presentata dal preside per fargli presente la situazione di mio figlio, a quel tempo avevo già fatto un corso di 2 giorni sulla disgrafia, avevamo inoltrato la domanda per il riconoscimento della DSA e avevamo in programma di recarci da un grafologo-rieducatore della scrittura. Cosa che abbiamo poi fatto.
Il preside si è dimostrato disponibile e mi ha detto che nella scuola era presente una coordinatrice che si occupava anche di casi di disgrafia e, sorpresa… Era l’insegnante di italiano nella sezione in cui era stato messo mio figlio.
Voglio iniziare da quando mio figlio arrivò a casa e mi disse che la sua insegnante di matematica gli aveva chiesto di scrivere in corsivo. Io presi un foglio e le scrissi del problema di mio figlio e lei mi rispose ringraziandomi di averla messa al corrente e fece scrivere due righe anche alla coordinatrice della scuola la quale mi invitò a richiedere un colloquio con lei personalmente.
Ci incontrammo, gli parlai di Michele e lei mi disse che avrebbe aiutato mio figlio nel suo percorso scolastico. Mi chiese se fossi stata d’accordo qualora lei avesse pensato di dare a mio figlio delle schede adatte a lui. Naturalmente qualsiasi cosa potesse facilitare il percorso di studi di mio figlio io l’avrei sempre accettato e così ho fatto finora. Ah dimenticavo di dire che questa insegnante è laureata anche in disgrafia perciò sono ora molto tranquilla. Ogni volta che ci incontriamo per i colloqui lei mi incoraggia sempre, mi dice che devo stare serena perché se Michele studia ce la può fare benissimo.
Devo spendere due parole anche su altri insegnanti però.
In particolar modo ricordo il primo colloquio avuto con l’insegnante di geografia. Mi disse che mio figlio è un ragazzo intelligente, interessato, che alzava spesso la mano per rispondere alle domande che faceva alla classe. Insomma mi ero perfino commossa perché non avevo mai avuto una descrizione così di mio figlio. Ma le sorprese non erano finite.
L’insegnante di tedesco mi diede molta soddisfazione in quanto Michele è abbastanza portato per il tedesco e lei gli da sempre bei voti e così con le gratificazioni si è allentata anche la tensione che Michele aveva. Ora va a scuola più volentieri ed il fatto che sia sereno, sorridente e con la voglia di fare bene la dice lunga su quanto lo “tsunami” elementari si sia esaurito ed abbia lasciato il posto al “mare calmo” delle medie.
Ma non è finita qui. Nel frattempo è arrivata la certificazione di disgrafia (DSA). Da dicembre dell’anno scorso Michele utilizza un piccolo computer per le verifiche di italiano. L’insegnante di inglese, anch’essa molto brava, ha chiesto a noi genitori il permesso di utilizzare il computer per le verifiche e il permesso di non giudicare mio figlio nel dettato, a mano, qualora l’esito fosse stato negativo. Noi genitori abbiamo consentito, purché Michele non si senta diverso dagli altri. Non ce n’è stato bisogno visto che è migliorato parecchio. Nonostante la scarsa propensione al disegno l’insegnante di artistica ha dato un bel 7 in pagella a Michele, segno che tiene conto delle sue difficoltà che compenserà con altre cose.
Un’ultima menzione la devo fare per l’insegnante di matematica di quest’anno (pur apprezzando anche quella dello scorso anno).
Michele si è portato dietro delle lacune (un pò perché alcune cose non le aveva capite e non l’ha detto subito, e poi anche perché alcune regole non le aveva studiate), questa insegnante mi ha fatto chiamare a novembre per farmi capire cosa avrebbe dovuto fare con Michele, dove erano le sue difficoltà vere e dove lui non studiava. Gli ha perfino preparato i fogli pre-stampati per le verifiche per non farlo affaticare. Lui lamentava spesso male al polso per una scorretta impugnatura della penna, insomma è ben voluto, apprezzato ed anche nel comportamento non ci sono mai stati problemi.
Ci avviamo al terzo anno, quello più difficile, con una decisione importante da prendere, ma con una neuropsichiatra come la nostra e un equipe di insegnanti come questi che ho nominato non abbiamo paura del futuro e lo accoglieremo col sorriso sulle labbra. Per fortuna che esistono insegnanti così, innamorati della loro missione, e dei quali sicuramente genitori e figli conserveranno un buonissimo ricordo.”
Grazie ad Anna per questa bellissima testimonianza che ci insegna come si possa combattere e convivere serenamente con un problema di disgrafia senza sentirsi “diversi” (come spesso può accadere). La fiducia che riponiamo nei nostri bambini è fondamentale per permettere loro di crescere serenamente e “spiccare il volo” nella vita.
(A cura di Rossella Legnaro)