Febbraio è il mese di Sanremo, il festival della canzone nazional-popolare. Eppure, non sempre “sono solo canzonette“. Infatti nell’edizione 2019 si distingue, col miglior testo ed il premio della critica intitolato a Mia Martini, Argentovivo di Daniele Silvestri. Un titolo evocativo ed un cantautore tra i migliori della scena italiana che ha scritto questo pezzo con il rapper Rancore, Manuel Agnelli e Fabio Rondanini.
Dalla canzone Argentovivo ad un progetto
A pochi giorni dall’uscita Argentovivo diventa anche un progetto. Lo spiega bene Daniele Silvestri in un suo post su Facebook riprendendo quanto dichiarato in un’intervista a cura di Gino Castaldo: “Con Argentovivo è successa una cosa inaspettata, almeno con questi numeri e queste dimensioni. Molte persone, sui social e non solo, hanno sentito la necessità di raccontare la propria storia o hanno semplicemente avuto voglia di rispondere sull’argomento adolescenti, adulti, scuola, patologie dell’attenzione e dell’iperattività, dipendenze da videogiochi… Madri e padri di famiglia, insegnanti, pedagogisti, medici… gli adolescenti stessi. Qualcuno arrabbiato, moltissimi grati, o commossi. Speranze riaccese, ferite riaperte, storie ed esperienze da raccontare e condividere.
Un enorme vaso di Pandora stappato all’improvviso. Per questo sto pensando a un posto in cui dar voce a queste storie, a questo dibattito. E quel posto sarà probabilmente il sito la Voce del Megafono“.
Condividere storie
Anche noi crediamo fermamente nell’importanza di condividere storie e nella capacità della musica di fare da canale, piazza e megafono a questa comunità. Noi stessi, all’indomani di Sanremo, abbiamo condiviso Argentovivo dedicandolo a tutti i bambini e ragazzi. Con l’augurio di non sentirsi imprigionati da una scuola che “prepara a una vita che non esiste più da almeno vent’anni“. E agli educatori che per definizione liberano. In poche righe abbiamo condiviso una, mille storie. La nostra e quella di molte delle famiglie che seguiamo. Bambini iperattivi, per natura o per diagnosi, bambini che affrontano un trauma, bambini. E adolescenti con un senso dello scarto tra mondo reale e aspirazioni, desideri e delusioni, libertà e oppressione, diversità e omologazione.
La scuola che vorremmo
Educare non è forse tirare fuori? L’etimologia delle parole ci riporta sempre al loro senso più profondo. La scuola che vorremmo è una scuola che sa rispondere a questo sfogo e a questa esigenza di libertà. A questo diritto. Il diritto di muoversi, di uscire, di vivere.