Lara Larissa Carnovali è un’insegnante che ha scelto di raccontarsi e raccontare a La Via dei Colori chi ci sia dietro la persona conosciuta da tutti nel web come La Maestra Larissa.
E’ importante e fondamentale confrontarsi ed entrare in relazione con gli alunni per conoscere e crescere perché (come afferma lei stessa)…
La Maestra da sola non esiste.
Cosa significa per la Maestra Larissa essere una Maestra
“In questi ultimi tempi mi sto accorgendo che una buona maestra non si deve fermare mai. Un pò come un fiume che scorre e da ogni riva prende qualcosa. Un rametto, un sassolino, un granello di sabbia e lo porta con sé allo stesso modo la maestra scorre, non si ferma, prende e porta con sé un pò di tutto quello che le sta intorno. Ormai sono più di 10 anni che insegno, forse non saranno un’eternità, ma ho maturato tante e diverse esperienze, che sarebbe facile dire: “Ehi, ho un bagaglio di esperienza tale che quasi quasi potrei mettermi comoda e vivere di rendita per il resto della mia carriera.” Devo dire che qualche volta ci ho anche provato, quando ho preso una classe nuova e sono stata fortemente tentata di riciclare una programmazione didattica degli anni passati, tanto i bambini erano tutti diversi… tanto avevo già tutto il materiale pronto… tanto era andata già bene la prima volta, quindi.
Eppure, chissa’ perche’, non ha mai funzionato
Anzi, forse a dire il vero il perché lo so, e anche molto bene: il fatto è che non esistono le maestre o i maestri in senso assoluto. Avete presente Platone e il mondo delle idee? Esiste l’idea di maestra? Teorica, perfetta, l’ideale di MAESTRA? Secondo me no. Perché la maestra, da sola, non esiste! Una maestra per essere maestra ha bisogno di una relazione, quella con i suoi bambini, ragazzi, studenti. Se non ci fossero loro, come potrebbe esserci una maestra? No, io ne sono convinta, una maestra senza bambini non è una maestra. Manca qualcosa, non vi pare?
E’ la relazione che fa la professione insegnante
E’ per questo che tutte le volte che credo di aver maturato abbastanza esperienza da potermi “sedere sugli allori” o vivere un pò di rendita, poi non ci riesco: perché non faccio i conti con l’altra parte in gioco, i bambini, che sono sempre diversi, nuovi, un mondo sempre intrigante e fantastico da scoprire. Ecco allora che un’attività che ha sempre avuto successo con un certo gruppo di bambini, con un altro proprio non va. Come mai? Maestra, non ti puoi fermare, non puoi aspettarti che tutto vada come è sempre andato. Alzati dalla sedia, avvicinati, abbassati sulle ginocchia e guarda i tuoi bambini. Ascoltali. Cerca di capirli. Annusali. Guarda le loro scarpe, i loro vestiti, le loro calze (oh, quanto ho imparato dalle calze!). CONOSCILI. E dopo, solo DOPO, potrai cominciare a camminare con loro. Non dare per scontato che il modo in cui hai sempre fatto le cose sia il modo in cui sempre le farai da qui a venire.
I bambini sono ovunque ma NON sono tutti uguali
Nella mia esperienza personale due sono le cose che mi hanno aiutato e mi aiutano a non fermarmi mai. La prima è stato l’essermi trovata a lavorare, dopo 6 anni di esperienza in Italia, in una scuola statunitense. “Ehi, i bambini sono bambini ovunque, come ho lavorato fino ad ora lavorerò ancora.” Giusto? SBAGLIATO! I bambini sono bambini ovunque, vero, ma non sono uguali, come non sono uguali nemmeno due fratelli, figuriamoci in due diversi continenti. Dopo due settimane in cui pretendevo di insegnare Italiano a bambini americani (sebbene perfettamente proficienti in italiano) con gli stessi metodi, le stesse schede, lo stesso stile che avevo sempre usato, ho dovuto gettare la spugna. Non funzionava.
Eppure aveva sempre funzionato prima
E’ stato allora che mi sono fermata e mi sono guardata intorno. Ho guardato la classe: banchi rotondi da 6 posti l’uno, un grosso tappetone vuoto al centro dell’aula, la cattedra in un angolino, rivolta verso il muro, un sacco di giochi didattici, in scatola, carte, puzzle…
E come un fiume prende un pò di tutto al suo passaggio, io ho preso. Ho preso le scatole dei giochi e mi sono messa ad aprirle, per vedere cosa contenevano (perché non erano giochi miei), ho preso un manuale d’insegnamento dalla biblioteca scolastica, ho preso, preso, preso. E ho aperto gli occhi. Ecco, io pensavo di sapere come si faceva a fare la Maestra, ma non avevo tenuto conto dei bambini!
Fare la maestra non dipende solo dalla maestra
Come avevo potuto pensarlo? Una maestra non è una maestra senza la relazione! Ho carcato di capire come erano i miei nuovi alunni, da dove venivano, come imparavano. Ho cercato di capire la cultura nella quale erano immersi, e mi sono accorta che l’idea del lavoro dell’insegnante in quella cultura era abbastanza diversa da quella che avevo io. Sono tornata a casa e, ormai avendo capito che non potevo fermarmi, ho cominciato a produrre materiale didattico completamente nuovo, da usare in classe, cercando di fare in modo che a guidarmi fosse la relazione e non quello che pensavo una maestra dovesse fare. Ho costruito giochi di squadra, carte, flashcards, ho scaricato canzoni, ho letto, letto, letto e studiato modi nuovi e diversi (per me) di lavorare in classe. Ed è stato allora che le cose hanno iniziato a girare.
Avevo capito
Si, avevo capito chi erano i miei ragazzi, avevo capito da dove venivano, avevo capito che la lingua che io e loro parlavamo, a livello didattico, non era la stessa. E non mi ero fermata, avevo imparato la loro lingua, o almeno ero sulla strada per farlo.
Ho imparato che poi questa lingua nuova mi potrà tornare utile anche in futuro. Certo, dovrò lavorare ancora, riadattarla, modificarla, rivederla, ma con i debiti accorgimenti potro’ proporla anche ad altri bambini, potremo impararla insieme, potremo costruire insieme una nuova relazione didattica in cui la maestra non si ferma, si aggiorna, impara da loro, impara cosa deve imparare per lavorare con loro. Non sto riempiendo uno stagno, sto allargando un letto di un fiume che scorre.
L’altra cosa che non mi fa fermare e’ il confronto con i colleghi
Ho la fortuna di avere un confronto quotidiano con moltissimi colleghi di tutto il mondo, con i quali interagisco via internet e trovo che la cosa mi stia arricchendo moltissimo. Con il nome di maestra Larissa sono ormai abbastanza conosciuta e questo è un ottimo modo per allargare i miei orizzonti. Inizialmente il mio lavoro su internet era nato in un’ottica unidirezionale: mi faceva piacere condividere con altri insegnanti il materiale che avevo prodotto nel corso dei miei anni di lavoro in Italia. Le cose però si sono evolute ed ora la pagina facebook della Maestra Larissa e’ una piazza di incontro, scambio, crescita per tantissimi docenti.
Lo scambio quotidiano coi colleghi è una risorsa
Il quotidiano trovarsi e scambiarsi opinioni mi sta aiutando a crescere moltissimo, dal punto di vista professionale. Potrei fermarmi, come già dicevo, ma poi magari una collega mi chiede un consiglio, e allora mi scatta la molla per documentarmi, pensare, elaborare. E, se e’ il caso, anche riportare nella mia classe. Oppure sono io a chiedere un consiglio, e le risposte che ricevo sono sempre cosi’ tante, varie, articolate e interessanti, che non si puo’ fermarsi! Bisogna prendere e fare proprio tutto il buono che i colleghi possono darci. Se posto un’idea per un gioco didattico, ecco che fioccano i commenti, le critiche, i suggerimenti. Ecco che si cresce! Confrontandosi, mettendo a nudo il proprio lavoro perché anche altri possano farcene vedere i punti di forza, di miglioramento, magari criticarci in maniera costruttiva.
Non ce la faccio a fermarmi, non ci riesco proprio
Il mio lavoro mi piace, lo faccio volentieri, ho la fortuna di farlo perché VOGLIO e non perché DEVO e questo forse è il mio vantaggio. Ma credo che tutti gli insegnanti dovrebbero cercare di essere dei fiumi, non dico fiumi in piena, ma anche placidi, tranquilli, calmi corsi d’acqua, di quelli che sembrano fermi, ma in realtà non lo sono. Lo dobbiamo a noi stessi, perhé non c’è vita senza movimento, e le grandi scoperte entusiasmanti si fanno solo se si comincia ad andare, e soprattutto lo dobbiamo ai nostri alunni, perché se non ci fossero loro non saremmo nemmeno insegnanti.“
Grazie alla maestra Larissa per queste splendide parole che ci hanno insegnato e fatto crescere davvero tantissimo.
(A cura di Rossella Legnaro)