Nel periodo delle vacanze estive i parchi si riempiono di risate e giochi. Sembra la cosa più naturale del mondo portare i propri bambini a giocare all’aria aperta, eppure c’è chi non può. C’è chi deve restare a guardare o restarsene a casa costretto a rinunciare a quel divertimento. Sono pochi a porsi il problema, nonostante sia grave, ed io per prima confesso di aver notato solo di recente la quasi assoluta mancanza di parchi giochi accessibili anche ai bambini diversamente abili. Per questo ho deciso di parlarne nel nostro consueto appuntamento con le Good News.
Il diritto a parchi giochi accessibili per i bambini diversamente abili
Erba alta, percorsi disconnessi, dislivelli, scalini, giochi senza protezioni né corrimano, casette troppo piccole per potervi entrare se si è su una carrozzina. Ma non solo, anche per un genitore diversamente abile, o un nonno con ridotte capacità motorie, può diventare impossibile accompagnare il proprio bambino al parco.
Eppure si parla tanto di inclusione ed integrazione e, anche ai bambini portatori di handicap, un’attiva partecipazione alla vita della comunità e il diritto al gioco vanno garantiti nel rispetto degli art. 23 e 31 della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia Unicef.
Per dare un mio piccolo contributo nel sensibilizzare riguardo ad un tema che ritengo importante ho deciso di dare voce a due mamme romagnole (Claudia Protti e Raffaella Bedetti) che tanto stanno facendo per diffondere la cultura del gioco per tutti. Con la loro pagina facebook (Parchi con giochi accessibili per tutti i bambini) e le loro richieste alle amministrazioni locali rivendicano il diritto dei bambini diversamente abili di poter giocare e muoversi liberamente e sempre più persone stanno sostenendo la loro causa.
In fondo di parchi giochi più accessibili e senza barriere architettoniche potremmo giovarne tutti giacché io per prima sentivo la mancanza di altalene a cesto per mia figlia quando lei era ancora troppo piccola per mantenersi su quelle tradizionali a tavoletta.
Alcuni parchi di questo tipo esistono già (per esempio “Giochiamo tutti” nel Milanese, “Liberi tutti” a Genova o “Stessi giochi stessi sorrisi” a Jesolo) ma io mi auguro che ne nascano tanti altri in tutta Italia. Privare i bambini del diritto al gioco equivale a privarli del diritto ad essere bambini.
(A cura di Mariapaola Ramaglia)