Quando penso a questa rubrica, alle nostre Good News, penso a buone pratiche, ad esperienze che abbiano aiutato bambini in difficoltà a produrre nelle loro vite un cambiamento in positivo. Oggi ti voglio raccontare la storia di una donna davvero straordinaria. Camila Batmanghelidjh, ex rifugiata iraniana nel Regno Unito, psicoterapeuta che ha fondato Kids Company. Un’associazione che accoglie e aiuta bambini e ragazzi (anche membri di gang giovanili) che si trovano in situazioni di grave disagio offrendo loro assistenza emotiva, scolastica e pratica (cibo, vestiti, case protette).
La storia di Camila Batmanghelidjh e della sua Kids Company per aiutare ragazzi disagiati
Camila ha una storia personale costellata di eventi critici ma nonostante le difficoltà è riuscita a diventare una psicoterapeuta e a realizzare il suo sogno di occuparsi di bambini.
Come lei stessa dice: “non ho mai dimenticato come ci si sente quando si è bambini. Così riesco a vedere il mondo dal loro punto di vista e a capire di cosa hanno davvero bisogno.”
Camila Batmanghelidjh non solo lo capisce ma quotidianamente si impegna per rispondere in modo concreto ed efficace ai bisogni di questi bambini e ragazzi.
Per far questo nel 1966 ha fondato Kids Company e ha aperto a Londra un centro in cui ai bambini e agli adolescenti vengono offerti psicoterapia, assistenza immediata (pasti caldi, abbigliamento adeguato, abitazioni protette e sicure, istruzione), costante supporto emotivo e stimolazione di fantasia e creatività.
Il successo del suo progetto è enorme ed è riconosciuto ed apprezzato nel Regno Unito.
I numeri parlano chiaro: dal 1996 ad oggi la Kids Company ha accolto e aiutato circa 36.000 bambini e ragazzi vittime di abuso e di abbandono. In questo momento ne assiste 18.000 e il suo staff conta circa 600 professionisti e 11.000 volontari suddivisi fra i centri di Londra e di Bristol.
I risultati conseguiti sono notevoli: nel 91% dei casi si registra il completamento degli studi, nel 90% l’abbandono dell’attività criminale e nel 69% il conseguimento di un lavoro a tempo pieno.
Ciò che rende meglio il senso del lavoro di questa donna sono proprio le sue parole:
Ciò che facciamo è semplice: quando i bambini arrivano lo staff lascia che facciano le attività che preferiscono. Non apre o chiude file su di loro, ma cerca di conoscerli. Lo staff fornisce loro tre pasti caldi al giorno e, in caso di necessità, ci sono sempre un medico, uno psicoterapeuta, un dentista, un ottico, artisti e allenatori sportivi. Certo, ci sono anche bambini molto problematici che, all’inizio, perdono facilmente il controllo e possono causare danni. Ma io non mi lascio intimorire e cerco di stemperare la tensione. Mi avvicino a loro, prendo il viso tra le mani e dico: ma davvero pensi di farmi paura? Davvero vuoi che pensi che sei “cattivo”? Io non ho paura di te: per me sei non sei cattivo, ma stai solo soffrendo.
Non ci sono bambini “cattivi”, solo bambini che soffrono. Ciò che è importante è trovare la chiave per aiutarli a volgere al bene quella sofferenza.
(A cura di Camilla Mucè)