In un’epoca in cui anche i vicini di casa abbassano lo sguardo per non salutare e le parole “Grazie”, “Prego”, “Scusa” e “Per favore” sembrano sconosciute ai più quante sono le persone gentili? Troppo poche! E noi quanto siamo gentili? Eppure è proprio dai piccoli (ma grandi) gesti gentili che si può iniziare per migliorare concretamente questo mondo di cui tanto ci lamentiamo ma che poi non facciamo niente per cambiare. Per questo nelle Good News di oggi voglio parlarti dei Giochi della Gentilezza.
I Giochi della Gentilezza: per migliorare il mondo basta un piccolo gesto
Come si insegna qualcosa ai bambini? Non certo con parole e teorie ma col buon esempio e col gioco. Allora ecco che nascono i “Giochi della Gentilezza” ideati da Luca Nardi (laureato in Scienze Motorie ed esperto di etica dei giochi di movimento) con l’obiettivo di gettare le basi per creare una società gentile. Basata su fiducia, rispetto, attenzione, verità, perdono, collaborazione, generosità, gioia, umiltà e gratitudine. Non consideriamola solo un’utopia perché (come mi ha detto lo stesso Luca) “magari non sarà adesso, magari questo obiettivo sarà raggiunto tra diverse generazioni, però é importante essere lungimiranti ed altruisti e non pensare solo a noi, ma anche alle generazioni che verranno”.
“Un bambino diventerà un adulto gentile se vive circondato dalla gentilezza in famiglia, a scuola e nello sport”. Perciò questi giochi sono adatti a qualunque ambito (scolastico, familiare e ricreativo-sportivo) e prevedono attività ludico-motorie, lettura di semplici racconti, momenti di confronto e riflessione.
Da tutta Italia le scuole stanno aderendo a questa iniziativa e i risultati sembrano ottimi. La maestra Elena, della Scuola primaria di Strambino (TO), ha notato, per esempio, che dopo aver partecipato ai Giochi della Gentilezza con la sua 5a gli alunni si sono dimostrati più consapevoli del rapporto causa-effetto di ogni loro comportamento. Hanno inoltre constatato che la gentilezza è una realtà che esiste in noi ed è tutta da vivere. Non un semplice insegnamento da parte dell’insegnante.
Questa maestra racconta: “Osservando i miei alunni ho notato con quanta naturalezza hanno rimesso in gioco il significato di inclusione e spontaneamente si sono relazionati sia nel gioco che nello studio con quei compagni che prima snobbavano e rispettavano per non sentire le paternali della maestra (…). La cosa più bella è che è successo proprio così, spontaneamente e non per avere la mia approvazione. La difficoltà maggiore al momento è aiutarli a comprendere che la Gentilezza è un modo di essere e in quanto tale è sempre, a prescindere da chi e cosa abbiamo davanti.”
Che ne dici? Ci proviamo a diffondere la cultura della gentilezza? Ne vale certamente la pena!
(A cura di Mariapaola Ramaglia)