Curiosando in rete ho scoperto la rivista “La Vita Scolastica” (Giunti Scuola) rivolta agli insegnanti della scuola primaria e, sempre curiosando nel sito della rivista, ho trovato questa bellissima lettera che una maestra ha dedicato ai suoi alunni di quinta elementare. Trovo che sia una lettera carica d’amore. L’amore che spinge un’insegnante a svolgere questo lavoro. L’amore che dovrebbe animare ogni giorno le giornate con i bambini, l’amore dell’educare oltre che dell’insegnare, ma, soprattutto, la consapevolezza, se si è svolto il proprio lavoro con passione, che si è riusciti a trasmettere degli insegnamenti di vita. Ecco, in questa lettera, trovo tutto questo ed è per questo che ho deciso di condividerla con te nelle Good News di oggi. Buona lettura!
Lettera di una maestra ai suoi alunni di quinta elementare
“Cari bambini o ragazzi? Non so come chiamarvi. Voi che non siete più i primi e non ancora i secondi, voi che siete un passaggio, un paesaggio che cambia. Ancora una volta non ce l’ho fatta a finire in tempo. È destino di una maestra non chiudere mai il suo compito. Ogni giorno rinvia a quello successivo e ognuno s’infila come le perline colorate delle bambine in un filo che non diventa mai collana. Un filo tenace di tempo e di cura, di conoscenza. Aperto sull’oggi che è già domani, che si allunga, s’intreccia, a volte si aggroviglia, fa i nodi, si rompe e si riannoda, si districa, si disfa e di nuovo si tesse in una lunga tela di stagioni e anni. Un tessuto pieno di buchi e di toppe e di ricami preziosi che ci veste e ci contiene. Ci racconta nel romanzo semplice di questi cinque anni insieme. Una coperta come quella di Linus che ci porteremo sempre con noi ovunque andremo, chiunque saremo.
A stare con i bambini si dice che si diventa come loro. Ed è vero. E’ un privilegio avere un cuore che assomigli a quello di un bimbo. Ed io volevo rubare un pezzetto d’infinito, come sognano di fare i bambini quando guardano le stelle, per consegnarlo ad ognuno di voi. Volevo regalarvi la luna, per andare a lezioni di cielo senza scordare la terra. Il tempo è scaduto e la lezione di oggi mi dice che quel filo, come quello di un aquilone, ora lo devo lasciar andare, perché lo chiama un altro vento che lo spingerà più lontano. Per quanto ce l’abbia messa tutta, non sono riuscita a fare tutto quello che avrei voluto, tutto quello che era necessario ad ognuno di voi, a dare quel “tutto” che si spostava sempre in avanti come l’orizzonte che non si raggiunge mai.
Avrei voluto fare di più e meglio. Rispondere a tutti i vostri bisogni. So bene che un bisogno è un sogno che raddoppia, che fa il bis e che richiede attenzione. Non avrei dovuto lasciarmi prendere dall’ansia del programma, dalla grammatica, dalle odiatissime prove invalsi , dalle interrogazioni, dalle verifiche, per sostenere e verificare la nostra umanità, la mia insieme alla vostra, per sentirci sempre a casa, amati, capiti, felici. Non sempre ce l’ho fatta. Ma ci ho provato ogni giorno a trovare l’equilibrio tra l’io e il noi, il noi e il mondo. Un’opera incompiuta la mia, incompleta, aperta al domani. Così deve essere. La maestra che sono si ferma qui. Metto il punto.
Punto e non basta perché certe storie continuano anche quando finiscono.E la nostra è una storia a prova di gioia, di pazienza, di litigio, di perdono e di amore. Belli e irripetibili siete per me, diversi e unici nel modo d’essere, ma uguali nel sentimento che provo per ciascuno di voi. Dove io finisco in un altro modo inizia il vostro futuro. Siamo giunti nel giorno dell’addio, ma possiamo cambiarlo in un “arrivederci”, per mescolare insieme il “mi ricordo” con il viaggio che continua. Un grande studioso diceva che l’adolescente (quello che voi diventerete) non sa chi è e che posto deve occupare nel mondo. Con l’autobiografia avete cominciato a conoscervi meglio, per il posto che occuperete nel mondo avete tempo per pensarci. Incominciate però a scegliere in ogni momento della vostra vita da che parte stare. Quella dell’onestà è quella che ho provato a insegnarvi.
Con amore
maestra Rosaria “
Questa è la lettera di una maestra che ama veramente il suo lavoro e i bambini che gli vengono affidati durante un loro percorso di vita.
(A cura di Rossella Legnaro)