Palermo, 22 Gennaio 2014
Grazie all’impegno degli attori Ficarra e Picone è stata inaugurata una ludoteca nell’Ospedale dei Bambini di Palermo. “Oggi si realizza un sogno”, ha detto soddisfatto il direttore sanitario Giorgio Trizzino. Per i piccoli pazienti costretti a stare lontani da casa, dalle loro abitudini e dai loro affetti quell’oasi di colori è davvero un sogno ad occhi aperti. Una splendida Good News da condividere.
La ludoteca nell’Ospedale dei Bambini di Palermo
La ludoteca, per ora, resterà aperta quattro volte a settimana e a gestirla saranno gli operatori dell’Associazione A.B.I.O. Ma l’obiettivo, per i due comici, è far sì che sia accessibile ogni giorno.
Il loro impegno non finisce qui: “Verremo periodicamente – assicurano – perché la struttura avrà bisogno costantemente di nuovi giocattoli. La nostra è un’adozione e noi verremo spesso a controllare che tutto funzioni. Ciò che ci auguriamo è che possa essere di grande utilità per i bambini che sono qui e che possano trascorrere le giornate in modo più piacevole e spensierato“.
È fondamentale per i bambini ricoverati riuscire a dimenticare, almeno per un pò, medici, medicine e malattie. Un posto a loro misura con piccoli tavoli e sedie, giochi e videogiochi. Tutto questo rientra perfettamente nel progetto di umanizzazione delle strutture sanitarie a cui sempre più, per fortuna, ci si sta uniformando. L’obiettivo degli ospedali, deve essere non solo curare una malattia ma prendersi cura delle persone che hanno quella malattia. Come in questo caso che sono e restano prima di tutto dei bambini e che, in fondo, non chiedono altro di giocare.
Il gioco aiuta il bambino a riempire le interminabili ore di attesa, a socializzare, ad evitare che i pensieri si concentrino solo su ansia e sofferenze fisiche, a tornare ad una quasi “normalità” e anche a tirare fuori emozioni legate a ciò che sta vivendo.
Ridere non è solo contagioso ma è anche la migliore medicina. Ne era convinto Patch Adams (medico creatore della efficacissima clownterapia) e, nel mio piccolo, dopo circa quindici anni di attività all’interno di ospedali pediatrici posso ampiamente confermarlo.
(A cura di Mariapaola Ramaglia)