Mileto (VV), 30 Aprile 2011
Sei maestre sotto accusa. A Mileto, in provincia di Vibo Valentia, sei maestre della scuola d’infanzia pubblica sono state accusate di maltrattamenti su un alunno disabile. Picchiato e rinchiuso in uno stanzino buio. Le maestre indagate hanno subito un processo durato diversi anni a valle del quale, nel 2019, sono state tutte condannate.
Tutta la vicenda sul caso di maltrattamenti su un alunno disabile a Mileto
La segnalazione anonima con dvd
Nell’aprile 2011 i Carabinieri di Mileto ricevono un dvd in forma anonima. Contiene le immagini dei maltrattamenti su un bambino disabile della scuola d’infanzia. Partono le indagini con sei microcamere all’interno dell’asilo. L’operazione si chiama “Don Rodrigo“. Nelle successive motivazioni della sentenza del 2019 si è appreso che “la notizia criminis veniva acquisita dai Carabinieri della Stazione di Mileto in data 28 marzo 2011 laddove una fonte confidenziale riferiva che nella scuola d’infanzia di Mileto erano in atto maltrattamenti ai danni degli alunni”.
L’operazione don Rodrigo: minacce, botte, stanze buie e maltrattamenti su un alunno disabile
Il nome dell’operazione è dovuto al fatto che il bambino venisse picchiato, rinchiuso in uno sgabuzzino buio e minacciato di essere consegnato all’orco o all’uomo nero Don Rodrigo. Gli inquirenti si avvalgono anche dell’ausilio del Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) Prof. Giuseppe Orfanelli, esperto di psicologia infantile, e della consulenza del dott. Federico Mantile, neuropsichiatra infantile.
Domiciliari per quattro maestre indagate per 572 cp
A luglio quattro maestre finiscono agli arresti domiciliari con l’accusa di maltrattamenti su un alunno disabile (fisici e psicologici). L’avviso di conclusione indagini preliminari viene notificato a sei maestre. Di cui tre insegnanti di sostegno e una fiduciaria del dirigente scolastico. Il Pubblico Ministero (PM) è Vittorio Gallucci, il GUP (Giudice dell’Udienza Preliminare) è Gabriella Lupoli.
Sei maestre rinviate a giudizio per maltrattamenti
A settembre 2013 le sei maestre vengono rinviate a giudizio. Nonostante l’eccezione di inutilizzabilità delle riprese audio-video presentata dalla difesa intenzionata a eliminare dal procedimento la principale prova dell’accusa. Sono E.M., 39 anni, A.M., 51 anni, M.T.S., 58 anni, F.D.L.C., 46 anni, M.R.R., 39 anni e A.M.V., 50 anni. I genitori rappresentati dall’Avv. Giuseppe Di Renzo si costituiscono parte civile.
Condanna per tutte le maestre complici nei maltrattamenti su un alunno disabile
A gennaio 2019 le sei maestre sono tutte condannate dal giudice Maria Russo. Pene più alte di quelle richieste dal Pm. Tre anni e sei mesi di reclusione per Adriana Mangone, Francesca De Liguori Cimino, Elena Magliaro e Maria Teresa Spina. Tre anni di reclusione a Maria Teresa Riso e Anna Maria Veneziani. Tutte le insegnanti sono interdette dai pubblici uffici per cinque anni. Le pene sono superiori alle richieste del Pm che aveva invocato pene da un anno e otto mesi a due anni e quattro mesi.
Le motivazioni della sentenza
La sentenza, le cui motivazioni sono state depositate da Marina Russo, Giudice del Tribunale di Vibo Valentia, parlano di “emergenze processuali che consentono di acclarare la penale responsabilità delle imputate per il delitto di maltrattamenti”. “L’istruttoria dibattimentale -si legge attraverso le pagine de Il Vibonese che riporta lo stralcio della sentenza- ha invero pienamente corroborato la ricostruzione accusatoria inerente alla commissione, da parte delle maestre della scuola materna di Mileto, di ripetuti e costanti atti di violenza e di vessazione nei confronti del piccolo.
Dichiarazioni sconcertanti da parte delle maestre
La sentenza richiama, per quanto riportata da Il Vibonese, passaggi dell’interrogatorio delle sei maestre indagate. Avrebbero detto di non essere colpevoli di maltrattamenti su un alunno disabile ma di aver dato solo “qualche schiaffetto e qualche sculacciata al bambino. Nonché di avergli prospettato la possibilità di non giocare più a calcio e di aver invocato il nome di Don Rodrigo per intimorirlo e frenarne l’eccessiva irriverenza”.
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