San Benedetto Val di Sambro (BO), 19 Febbraio 2019
Abusi sessuali e maltrattamenti nella casa famiglia per anziani Il Fornello di San Benedetto Val di Sambro a Bologna. Pesanti accuse quelle che gravano sul titolare, sua moglie e due operatrici sanitarie. Anziani abusati, lasciati al freddo e senza cibo, picchiati ed umiliati.
Caso di maltrattamenti nella casa famiglia per anziani Il Fornello di Bologna
L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Stefano Dambruoso, parte a metà Dicembre 2018 quando la voce dei maltrattamenti si sparge in paese. Grazie all’uso di telecamere nascoste nella struttura, da rette di 2mila euro al mese, l’inchiesta documenta “sistematici abusi, sia psichici sia fisici, fino ad arrivare agli abusi sessuali“. Così afferma il Comandante provinciale dei Carabinieri di Bologna, Pierluigi Solazzo, che parla di “scenario raccapricciante“.
Anziani presi per il collo, pugni e schiaffi
Dalle immagini emergono anziani con cibo insufficiente o scaduto, lasciati al freddo, presi a pugni, schiaffi e strattonati. Oltre ad essere umiliati con frasi come: “Tanto presto muori“. Si vedono gli operatori mettere il cuscino sulla faccia degli ospiti, spingerli e tirarli per il collo. Ma anche abbandono e sveglie nel cuore della notte.
Le frasi intercettate
“Rompiscatole, vedrai che ti passa dopo, tra un po’ parti“. Questa è una delle frasi intercettate nella casa famiglia bolognese che ai controlli di routine era risultata in regola. Salvo accogliere in seguito 11 persone anziché 8, quali i posti disponibili in struttura. Una degente dormiva perciò in poltrona e due nella lavanderia. “Te sei una deficiente… ti stronco“, dicevano gli operatori agli anziani. “Se caschi ti butto a terra, sei tremenda, sei proprio ignorante“, dice una mentre alza una donna dal letto alle 3 di notte e senza motivo.
Abusi sessuali dal titolare
Dalle carte d’inchiesta emergono non solo maltrattamenti ma anche abusi sessuali. Precisamente due stupri ai danni di una stessa donna incapace di difendersi. Pare che gli episodi non siano stati isolati ed il responsabile è il titolare della struttura.
Il tentativo di denuncia e la ritorsione
Dalle intercettazioni ambientali si sente un’anziana che cerca di denunciare al figlio i maltrattamenti subiti. Lui sottovaluta le parole della madre e si limita a chiedere spiegazioni al titolare. Quest’ultimo fa pagare alla donna il suo atto di coraggio con un “Parlare, parlare, parlare, senza sapere cosa stai dicendo. Vorrai mica morire sana eh?“, la minaccia e la obbliga a tenere un braccio sollevato sopra la testa: “Se torna a scendere io ti rompo la manina“. La donna, fatta ricoverare dal figlio per una brutta influenza, risulta avere una frattura scomposta al braccio destro vecchia di almeno un mese.
Le misure cautelari
Nel Febbraio 2019 il titolare della casa famiglia, Luciano Ravaglia di 52 anni, viene arrestato dai Carabinieri di Vergato e condotto nel carcere della Dozza. Con lui sono accusati di maltrattamenti e condotti ai domiciliari la moglie Monica Torri di 54 anni e due dipendenti di 42 e 39 anni. La struttura è posta sotto sequestro. Dei dieci ospiti tre sono ricoverati all’ospedale Maggiore e gli altri sette ridistribuiti in altre strutture.
La capacità criminale del titolare e la complicità di tutti
I provvedimenti cautelari sono a firma del Gip Alberto Ziroldi. Il magistrato parla del titolare come “centro propulsore dell’attività illecita e dominus della struttura, cui sono riconducibili nella totalità tutti gli abusi“, “privo di qualsiasi scrupolo e dotato di non trascurabile capacità criminale“. Secondo il Gip, “le condotte riferite ai singoli risultano consentite dall’agevolazione degli altri“.
Emerge una seconda violenza sessuale
Nel Giugno 2019 dalla Procura giunge notizia che al titolare sia contestato un secondo stupro ai danni di una donna di 91 anni. Dunque la violenza sessuale non sarebbe una sola. Questa seconda vittima di abusi non era presente al momento delle intercettazioni perché era stata già allontanata dalla struttura. Ma pare che le violenze risalenti al 2018 siano ripetute. La donna verrà sentita in incidente probatorio il 3 Luglio 2019.
Due operatrici patteggiano
Nel Dicembre 2019 le due operatrici della struttura, accusate di maltrattamenti insieme ai titolari, patteggiano una pena di 2 anni ciascuna, con sospensione condizionale.
La condanna di primo grado
Il 18 Dicembre 2019 il Gip di Bologna, Domenico Truppa, condanna con rito abbreviato il titolare della struttura, Luciano Ravaglia a 6 anni ed 8 mesi per due episodi di violenza sessuale e per i maltrattamenti nella casa famiglia Il Fornello di Bologna. L’uomo è anche interdetto a vita dai pubblici uffici. La moglie Monica Torri, accusata solo di maltrattamenti, è invece condannata a 3 anni e 4 mesi più interdetta dai pubblici uffici per 5 anni. Per quanto riguarda le parti civili il Gip ha riconosciuto i risarcimenti ai sindacati Spi-Cgil e Fnp-Cisl di Bologna e al Comune di San Benedetto Val di Sambro. Infine, alle due vittime di violenza sessuale sono state accordate delle provvisionali di 60mila e 40mila euro, mentre per gli altri otto anziani maltrattati che si sono costituiti parte civile, e per gli eredi di altre due persone nel frattempo decedute, la provvisionale è di 20mila euro a testa.
La Corte d’Appello
L’11 Dicembre 2020 la Corte d’Appello conferma la sentenza di primo grado riducendo solamente quella di Monica Torri da 3 anni e 4 mesi a 2 anni e 8 mesi.
La Cassazione
Nel Novembre 2021 la Cassazione rigetta i ricorsi presentati dalle difese di Luciano Ravaglia e Monica Torri confermando entrambe le condanne della Corte d’Appello.
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