Grosseto, 10 aprile 2016
Tre maestre sono finite sotto inchiesta per maltrattamenti nell’asilo nido Albero Azzurro di Grosseto. I genitori vengono a saperlo con una riunione d’urgenza. Le educatrici parlano loro di una denuncia infamante partita da ex colleghi per una non precisata vendetta. Il giorno dopo però appaiono già i nomi delle sei persone indagate.
Tutta la vicenda sul caso di maltrattamenti nell’asilo nido Albero Azzurro di Grosseto
Sei persone indagate in tutto. Due titolari e 4 educatrici. Le misure cautelari notificate sono di domiciliari per una delle titolari e due delle maestre sotto inchiesta. Nello specifico A. M. (40 anni), L. M. (32 anni) e P. T. (50 anni). Le tre sarebbero accusate di aver colpito, vessato e deriso i piccoli ospiti dell’asilo nido Albero Azzurro. Bambini fra gli 1 ed i 2 anni.
Stesse ipotesi di reato per la socia della snc ed altre due educatrici. Le sei donne sono accusate di maltrattamenti e abbandono di minore in concorso tra loro.
Le prime segnalazioni
Le prime segnalazioni arrivano a Dicembre 2015 dalle famiglie che hanno notato un cambio repentino nel carattere dei loro figli. L’intuizione istintiva di mamme e papà fa sorgere dubbi che li spinge a parlare con le forze dell’ordine.
Le telecamere, richieste dal Sostituto Procuratore, Arianna Ciavattini, e autorizzate dal GIP Marco Bilisari, sono installate a cavallo del cambio di anno 2015/2016. Registrano per 40 giorni nel salone, nel dormitorio e nella sala pranzo. Accanto a ciò parte la denuncia di due ex dipendenti. Secondo la ricostruzione dei fatti gli episodi andavano avanti addirittura dal Dicembre 2013 senza che nessuno lo avesse riferito alle forze dell’ordine.
I comportamenti delle maestre sotto inchiesta
I bambini più inappetenti sarebbero stati costretti a mangiare inarcando indietro la testa, infilando loro il cibo con forza e poi chiudendoli la bocca per costringerli ad ingoiare. Per gli altri offese e schiaffi erano all’ordine del giorno. I bambini spaventati e quelli che piangevano sarebbero stati chiusi al buio nella sala della nanna e lasciati soli. A volte anche per ore.
I genitori chiedono una negoziazione assistita
L’Avv. Antichi, difensore di molte famiglie, presenta un’istanza per una negoziazione assistita con le due titolari della struttura. Pochi giorni prima della scadenza dei termini l’istanza è accettata dalle due insegnanti. I legali delle due indagate, nell’aderire alla negoziazione, precisano “formulata e rinnovata ogni contestazione e riserva per l’infondatezza delle pretese“. I genitori dichiarano di voler essere risarciti delle cifre versate anticipatamente per un servizio di cui poi effettivamente non hanno usufruito a causa della chiusura forzata e del disagio causato dal trovarsi improvvisamente senza una struttura dove poter collocare i propri figli.
Le famiglie si oppongono al patteggiamento
Nell’Agosto 2016 uno degli avvocati che segue molte famiglie scopre che è stata fatta istanza per la richiesta di patteggiamento a un anno e sei mesi con la condizionale. L’Avv. Alessandro Antichi intervistato da Il Tirreno spiega:
“Quei fatti sono stati commessi non su un solo bambino, ma su trenta. Per tre anni, creando uno stato di sofferenza nei piccoli che è stato certificato. Non si legge da nessuna parte poi né che sia previsto un risarcimento e nemmeno l’interdizione da quel tipo di lavoro. Marzocchi ha parlato del “metodo azzurriano” e niente impedisce che in futuro possa rifare quello che ha fatto a lungo. Nel capo di imputazione si parla di maltrattamenti – dice ancora l’avvocato Antichi – ma deve essere contestato alle imputate anche quello di lesioni che non viene assorbito dal primo reato contestato e anche nel caso in cui si dovesse procedere in questo modo, la pena dovrebbe essere aumentata del triplo, perché non è stato solo un bambino ad essere maltrattato ma trenta“.
Il rinvio a giudizio
Il 28 Ottobre 2016 arriva l’avviso di conclusioni indagini. Per le ultime tre indagate (Seggiani, Mori e Berti), si configura la possibilità di rilasciare una deposizione e/o di depositare una memoria difensiva. Nel Febbraio 2017, il Pubblico Ministero Arianna Ciavattini chiede il Rinvio a Giudizio per Azzurra Marzocchi, Manuela Seggiani, Costanza Mori, e Alessia Berti.
L’Udienza preliminare del processo è prevista per il 25 Maggio 2017 davanti al Giudice Marco Mezzaluna. In quella sede, i genitori assistiti dagli avvocati Alessandro Antichi, Alfredo Bragagni, Sergio Frediani, Elisabetta Teodosio, Tommaso Galletti, Roberto Burzi e Fabio Tavarelli, potranno costituirsi parte civile. A luglio viene accolta la richiesta di rito abbreviato.
Condannate per maltrattamenti
Nel Giugno 2018 arriva la sentenza del GUP Mezzaluna: condannate. Due anni per le titolari Azzurra Marzocchi e Manuela Seggiani. Un anno e 6 mesi per le due maestre Costanza Mori e Alessia Berti. Sono condannate per il reato di maltrattamenti. Assolte invece, perché il fatto non sussiste, per il reato di abbandono di minore. Il giudice dispone anche il risarcimento dei danni da stabilire in altra sede.
“Le intercettazioni – scrive il giudice – hanno rafforzato l’attendibilità di quanto riferito dalle due ex dipendenti. Si può quindi parlare di un clima generale che vigeva all’interno dell’asilo, che favoriva l’approccio aggressivo nei momenti più problematici quando i bambini facevano le bizze, in genere durante i pasti. Si è trattato in altri termini di una modalità di approccio ai bambini anche in tenera età che, sollecitato e messo in atto dalle due titolari, veniva recepito ed applicato dalle altre coimputate, come dimostrato dalle riprese“.
Il ricorso della Procura
Dopo la condanna la Procura di Firenze, per mano del sostituto procuratore generale Vilfredo Magnani, rileva la mancata applicazione delle misure accessorie, cioè le interdizioni. Intanto Mori e Berti, tramite i loro avvocati, Carlo Valle e Angela Porcelli, presentano appello chiedendo l’assoluzione e l’annullamento delle statuizioni civili.
La corte d’appello
Nel Settembre 2021 le condanne per le educatrici accusate di maltrattamenti nell’asilo nido Albero Azzurro sono state confermate anche in appello. Due anni per Azzurra Marzocchi e Manuela Seggiani; un anno e 6 mesi per Costanza Mori e Alessia Berti. La corte d’appello ha inoltre inasprito la sentenza disponendo per lo stesso numero di anni della condanna l’interdizione dalla professione. Confermato anche il risarcimento del danno alle famiglie e al Comune di Grosseto che si era costituito parte civile.
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