Villafrati (PA), 1 Giugno 2021
Una maestra, M.P.T. di 46 anni, originaria di Santo Stefano Quisquina, in provincia di Agrigento, è stata accusata di maltrattamenti all’asilo di Villafrati in cui insegnava. Dagli episodi rilevati durante le indagini dagli inquirenti e dalle intercettazioni ambientali “si colgono gli effetti della violenza negli sguardi impauriti dei bimbi (…) si tratta di condotte gravissime suscettive di incidere pesantemente sulla sana crescita dei minori vittime degli episodi”.
Caso di maltrattamenti all’asilo di Villafrati
L’operazione d’indagine, denominata “Escape room” e coordinata dal sostituto procuratore di Termini Imerese Chiara Salerno Cardillo, avrebbe confermato i sospetti sulla donna ed i maltrattamenti sui bambini all’asilo di Villafrati.
La donna, condotta ai domiciliari in via cautelativa dai Carabinieri di Misilmeri (PA), avrebbe agito reiterati atti di violenza quotidiana fisica e psicologica sui suoi alunni. Tutti di età inferiore ai 4 anni. La misura cautelare è stata richiesta dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Termini Imerese.
Secondo quanto riportato dalla testata di Palermo Today le intercettazioni ambientali sono partite il 16 Aprile 2021 a valle della denuncia fatta da una mamma nel mese di Marzo 2021. Riscontrando nella figlia di 3 anni i classici campanelli di allarme del maltrattamento infrastrutturale, la donna aveva esposto i propri dubbi chiedendo di verificare la situazione.
“Faceva disegni colorati di nero e piangeva, – ha raccontato una mamma a Palermo Today – ho deciso di non mandarla più in classe”. E ancora: “Faceva dire alle bambole che non dovevano andare a scuola perché la maestra era cattiva”. La madre, preoccupata dai cambiamenti e dai racconti della figlia, si è recata alla caserma dei Carabinieri di Villafrati ed ha esposto i comportamenti della figlia, i suoi racconti ed i suoi cambiamenti che ne facevano intuire il disagio.
I cambiamenti ed i comportamenti preoccupanti
La mamma che con coraggio ha fatto la denuncia, dando poi il via alle indagini, ha raccontato che il culmine era stato raggiunto il 31 Marzo 2021 quando la figlia dopo essersi addormentata aveva continuato a lamentarsi tutta la notte arrivando addirittura a farsi la pipì addosso (enuresi). Da quel giorno la donna aveva deciso di non portare più la figlia a scuola.
Inizialmente la mamma racconta di non aver dato peso ai racconti o al comportamento della bambina come spesso accade. Col tempo però i dubbi si sono fatti sempre più forti. La piccola le raccontava che la maestra “grida sempre, che le dice di stare sempre seduta e qualche volta mi ha riferito che le dà schiaffi sul culetto”.
Il primo istinto è quasi sempre quello di parlare con la maestra ma NON serve
La quasi totalità di chiamate che ci arrivano al numero verde raccontano di mamme che, istintivamente, dopo i primi dubbi, si confrontano con la maestra. In condizioni normali siamo noi i primi a raccomandare cooperazione e collaborazione con il corpo docente. I dati del nostro Osservatorio sulle Relazioni Educative e di Cura (OREC) dimostrano però, che in caso di episodi o dubbi così gravi, nel 97% dei casi la maestra non ammetterà quanto accaduto. Potremmo azzardare che in NESSUNO dei casi presi in esame ci sia stato, di fronte ad episodi così gravi, un cambio del comportamento della maestra in questione.
Ciò che di solito capita durante il confronto con l’insegnante è proprio quello che racconta la mamma di questa bambina a Palermo Today:
“Ricordo che a metà marzo (2021 ndr), sono andata a prenderla a scuola, la maestra Traina lamentava che mia figlia si era comportata male e disse che non doveva rivolgerle la parola in quanto bugiarda perché stava raccontando un episodio che per la maestra non era mai accaduto. La maestra sottolineava che doveva stare zitta e non doveva parlare con lei. Rappresento quanto descritto perché comunque non è normale neanche l’atteggiamento che la maestra assume nei confronti dei bambini, viste le risposte date”.
Precedenti dubbi sull’insegnante indagata
Si pensa spesso che la paura della denuncia possa “mettere in riga” gli indagati ma questo è uno di quei casi che ci dimostra che “mettergli paura” non basta.
Infatti, secondo la ricostruzione svolta da Agrigento Notizie, la donna indagata per i presunti maltrattamenti all’asilo di Villafrati sarebbe stata precedentemente coinvolta in un’altra indagine analoga. Secondo le indiscrezioni M.P.T. sarebbe già stata denunciata per possibili maltrattamenti in una scuola d’infanzia di Prizzi (PA). Accusata in primo grado per il medesimo reato ed assolta successivamente in appello.
Secondo le ricostruzioni del Giudice la donna avrebbe messo in atto uno “stile educativo vessatorio e violento, costellato da punizioni umilianti e privazioni (come non potere andare in bagno)”.
Purtroppo non si trovano notizie aggiornate relative al precedente di Prizzi ed all’eventuale ricorso in Cassazione dei genitori.
La condotta sistematica dell’insegnante permette di configurare il reato di maltrattamenti
Durante le indagini gli inquirenti hanno voluto sentire la testimonianza di una seconda mamma che ha confermato gli stessi dubbi e gli stessi racconti dell’altra bambina. La donna ha infatti detto agli inquirenti che un giorno mentre era in macchina con la figlia aveva notato una guancia rossa. “Alla domanda del perché la stessa avesse una guancia rossa, mi veniva risposto da mia figlia che la maestra le aveva dato botte”.
Minacce, strattoni, urla e maltrattamenti sui bambini. Nell’ordinanza di misura cautelare il giudice parla dell’indagata come di “un soggetto fuori controllo”. Questa la quotidianità in cui erano costretti a vivere i bambini della scuola d’infanzia palermitana finita sotto accusa. “Una violenza con un’incredibile frequenza quotidiana” ha detto la Giudice confermando la misura cautelare.
Secondo la testata di Fanpage gli accertamenti degli inquirenti avrebbero confermato una “condotta sistematica” dell’insegnate e un quadro indiziario decisamente grave che ha valso alla donna l’accusa per il reato “572 c.p. maltrattamenti verso familiari e conviventi” e la misura cautelare dei domiciliari.
A valle di tutti questi elementi la Giudice per la Indagini Preliminari, Angela Lo Piparo, ha predisposto la misura cautelare dei domiciliari richiesti dalla Pubblico Ministero.
Bambini frustati coi guanti di lattice e minacciati sotto frasi terribili
Dietro i casi di maltrattamenti infrastrutturali ci sono spesso storie di insegnanti frustrate e stressate cadute nel fenomeno ormai sempre più noto del “Burnout”. Non che questo possa giustificare il comportamento ma comprendere le variabili che concorrono nell’insorgenza dei maltrattamenti sui bambini ci aiuta a prevenirli.
In questo caso l’insegnante era giovane ed insegnava in una classe di soli 5 bambini a causa delle normative Covid. Secondo l’accusa che ha visto ore di video la donna era solita passare il tempo al cellulare anziché prendersi cura dei bambini.
La donna voleva che gli alunni, tutti di età inferiore ai 4 anni, stessero fermi e zitti in modo da non doverli badare. “Vatti a sedere, mi sono stancata” e continuava a sbattere il palmo della mano sul banco per chiedere silenzio.
Lo scenario che si delinea dai racconti degli inquirenti è davvero sconcertante.
“Vi taglio la lingua con un coltello”
Probabilmente all’inizio delle indagini nessuno avrebbe creduto che le telecamere avrebbero immortalato immagini così forti. Spesso infatti le indagini partono grazie ai dubbi flebili di una sola mamma ma scoperchiano veri e propri vasi di Pandora. Questo è uno dei casi. Episodi gravi e lesivi per la dignità di chiunque, figuriamoci di un bambino, si ripetevano ogni giorno. Strattoni, urla, vessazioni ed offese: “Testa di rapa sei!”, “Vi taglio la lingua con un coltello!“.
Il GIP aggiunge che vedendo le immagini “si tratta di bimbi che paiono non particolarmente vivaci o agitati: stanno tendenzialmente nel loro banco ed eseguono le direttive dell’insegnante, quando lei se ne cura. Cercano di giocare ed interagire fra loro così come è giusto che sia. L’indagata oltre a non curarsene quasi ed a spendere gran parte del tempo al telefono, aggredisce i piccoli con parolacce ed insulti vari, accompagnati da gesti aggressivi ed umilianti. In almeno due occasioni impedisce loro di andare in bagno e li accusa di essere bugiardi. Le condotte si ripetono con una incredibile frequenza quotidiana”.
Il clima di terrore in cui vivevano i piccoli alunni
Pochi giorni dopo l’uscita della notizia dei maltrattamenti all’asilo di Villafrati i dettagli che emergono sono a dir poco inquietanti. Secondo le ricostruzioni la donna pare che frustasse i bambini percuotendoli con i guanti di lattice che avrebbe dovuto indossare per proteggerli. E neanche i bisogni di base erano rispettati. Inoltre pare non fosse concesso neanche andare in bagno: “Vattene a sedere che non ci credo che devi fare pipì, sei falso”.
Il clima vissuto dai piccoli alunni dell’indagata era un clima d’impotenza e terrore dove nulla poteva sottrarli se non il parlare a casa per chiedere aiuto. Ma qualcuno aveva paura di parlare, qualcuno forse di non essere creduto, qualcuno ancora di essere giudicato “colpevole” delle punizioni che riceveva.
Perché parlare era una colpa, ogni giorno, per tutti: “Vergogna, muta, vergogna“, “Ti metto un tappo in bocca e ti mando a casa“.
E allora si smette di parlare, di raccontare e anche di piangere pur di non farla arrabbiare mentre grida “Ti do un pugno in testa”. Ma per fortuna una bambina ha parlato e poi un’altra. E le loro mamme hanno creduto a quei racconti ed insieme agli inquirenti li hanno salvati da questo terrore.
La Via dei Colori Onlus è a disposizione delle Forze dell’Ordine e delle famiglie coinvolte. Chiunque abbia bisogno può contattarci al Numero Verde 800-98.48.71 o scrivendo a: sos@laviadeicolori.org. La Via dei Colori offre consulenza tecnica e informativa gratuita. A tutti i soci offriamo sostegno legale e psicologico specializzato in caso di maltrattamenti infrastrutturali presunti o documentati.