Borgo d’Ale (VC), 19 Febbraio 2016
Le telecamere installate dalla Polizia di Vercelli non hanno lasciato spazio ai dubbi riprendendo percosse e minacce ai danni dei pazienti disabili. Si è concluso con l’arresto di ben 18 persone il blitz della Polizia che ha portato alla luce i maltrattamenti nella Casa di Cura La Consolata di Borgo d’Ale, in provincia di Vercelli.
Tutta la vicenda sul caso di maltrattamenti nella casa di cura La Consolata di Borgo d’Ale
Un blitz di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza ha portato all’arresto di 18 persone. Nello specifico 14 donne e 4 uomini tra medici, infermieri e operatori sanitari. Tutti lavoratori presso la struttura “La Consolata”, ex clinica della tristemente famosa Mamma Ebe. Per 11 è stata prevista la custodia cautelare mentre per gli altri 7 sono stati stabiliti gli arresti domiciliari. La struttura ospita disabili adulti e malati di Alzheimer.
Le indagini
Coordinate dal sostituto procuratore Davide Pretti, le indagini sono state avviate nell’Agosto 2015 a seguito delle segnalazioni fatte da parte dei familiari di una degente. In particolare per le condizioni in cui veniva tenuta la malata. Si è proceduto quindi con l’installazione di telecamere nascoste.
Durante le indagini sono emersi almeno 300 episodi nei confronti di 12 ospiti della struttura. Le registrazioni acquisite hanno evidenziato violenze fisiche di varia natura. Schiaffi inferti con scope e chiavi, strattoni, prese per i capelli, pugni, lanci dei degenti su sedie e/o letti. In alcuni casi i pazienti venivano addirittura costretti a maltrattare ripetutamente altri pazienti. In altri invece venivano anche legati e costretti a giacere per terra e ad essere calpestati.
Nell’elencare i maltrattamenti nella casa di cura La Consolata la Procura ha scritto: “Dietro una facciata di funzionalità si nascondeva un luogo di torture, soprusi e orrori“. Una situazione sconvolgente di brutalità e crudeltà, a detta degli inquirenti, soprattutto per la totale mancanza di umanità. I reati ascritti agli operatori arrestati ed indagati a vario titolo sarebbero maltrattamenti, sequestro di persona ed abbandono di incapace. Per un totale di 26 capi di accusa.
Ai familiari che nei mesi precedenti alle indagini chiedevano spiegazioni circa le lesioni sui corpi dei propri cari veniva riferito di infortuni legati alle condizioni debilitanti. Piuttosto che alle patologie psichiche di cui erano affetti.
Le condanne in primo grado
L’8 Settembre 2016 il Tribunale di Vercelli emette la sentenza. Dei 18 imputati alla sbarra 11 patteggiano di cui 3 con pensa sospesa. 7 invece scelgono il rito abbreviato di cui 2 con pena sospesa. Le pene inflitte vanno da 4 anni e 8 mesi ad un anno e 6 mesi. Il risarcimento dovrà essere stabilito in sede civile e non è stata riconosciuta nessuna responsabilità alla Serena Orizzonti, società che gestisce La Consolata e costituitasi parte civile per danni subiti alla propria immagine.
In appello
Nell’Agosto 2018 i giudici del Tribunale di Torino confermano in appello tutte le pene inflitte in primo grado. Soltanto la pena di un’operatrice viene ridotta da 4 anni e 8 mesi a 4 anni e 2 mesi per un sequestro di persona di cui “il fatto non sussiste”.
La vicenda in breve
- 19 febbraio 2016: Blitz di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza porta a 18 operatori arrestati (14 donne e 4 uomini tra medici, infermieri e operatori sanitari) operanti nella struttura. Per 11 viene predisposta la custodia cautelare mentre per gli altri 7 vengono stabiliti gli arresti domiciliari.
- 22 febbraio 2016: La dirigenza della S.p.A. cui fa capo la struttura ha deciso di licenziare tutti gli operatori arrestati e indagati per maltrattamenti sui degenti. Licenziato anche il direttore per non aver adeguatamente vigilato.
- 7 Settembre 2016: Inizia il processo per maltrattamenti nella casa di cura La Consolata di Borgo d’Ale.
- 8 Settembre 2016: Il Gup Giovanni Campese emette la sentenza di condanna a 49 anni di pena totale per tutti e 18 gli imputati. Si chiude il processo con 11 patteggiamenti e 7 riti abbreviati.
- 30 Settembre 2016: Un educatore polacco condannato a 4 anni e 6 mesi con rito abbreviato si è suicidato impiccandosi nel giardino di casa.
- Agosto 2018: In appello i giudici del Tribunale di Torino confermano tutte le pene inflitte in primo grado per gli imputati che non hanno patteggiato. Soltanto una pena viene ridotta da 4 anni e 8 mesi a 4 anni e 2 mesi.
La Via dei Colori Onlus è a completa disposizione delle Forze dell’Ordine e delle famiglie coinvolte in questo caso terribile. Chiunque avesse bisogno di consulenza tecnica gratuita o di un sostegno legale e psicologico specializzato in casi dubbi o accertati di maltrattamento può contattarci attraverso il nostro Numero Verde 800-98.48.71 oppure scrivendo alla mail sos@laviadeicolori.org.