Trepuzzi (LE), a.a. 2010/2011
Maltrattamenti e violenza privata nell’asilo di Trepuzzi in provincia di Lecce. Queste le accuse per la maestra Rosa Caterina Perrone. Avrebbe offeso e picchiato i bambini della scuola materna in cui insegnava.
Tutta la vicenda sul caso di maltrattamenti nell’asilo di Trepuzzi
Offese e bambini rinchiusi in bagno
Parolacce e offese in dialetto ai piccoli dell’asilo di Giorgilorio. Non solo, secondo l’accusa, Rosa Caterina Perrone avrebbe colpito più volte con schiaffi. In un’occasione avrebbe colpito uno dei suoi allievi con una matita appuntita tanto da provocargli una ferita e la fuoriuscita di sangue. Secondo racconti e indagini impediva ai bambini di andare in bagno o li obbligava a restare chiusi nella toilette per punizione qualora qualcuno non avesse trattenuto i propri bisogni. I maltrattamenti nell’asilo di Trepuzzi si riferirebbero all’anno scolastico 2010/2011.
La polpetta caduta a terra
Gli episodi di maltrattamenti in asilo pare siano proseguiti anche nell’anno scolastico 2012/2013. Offese ripetute, una bimba ferita con un raccoglitore ad anelli e un bambino costretto a mangiare la polpetta inavvertitamente caduta a terra dopo essere stato picchiato. Sarebbe stata la mamma di questo bambino a far partire le indagini.
I precedenti in un’altra scuola
Il processo si apre nel maggio 2013 davanti alla I Sezione Penale di Lecce. Si costituiscono le parti civili tre famiglie e viene citato il Ministro dell’Istruzione come Responsabile Civile. Tra i testimoni sentiti in aula, nel corso del procedimento, anche la preside di una scuola di Bari dove la donna aveva prestato servizio. La Dirigente dichiara che tutti i genitori si erano lamentati in varie occasioni di vessazioni e urla della donna in classe.
La perizia
Al banco dei testimoni sale anche il perito di parte di una delle tre parti civili. La psicologa racconta che durante un momento di gioco col bambino suo assistito questo ha fatto mangiare un cavallino da terra spingendoli la testa sul boccone e riferendo che questo era lo stesso metodo riservato a lui a scuola. Le tre famiglie sono assistite dagli avvocati Ester Nemola, Giuseppe Lefons e Salvatore Arnesano.
La condanna in primo grado
In primo grado la donna viene condannata a tre anni e sei mesi di reclusione dal giudice monocratico Maddalena Torelli. La richiesta del PM Roberta Licci era stata di 4 anni. Perrone è anche condannata al risarcimento delle parti civili. 10 mila euro al Miur, 12 mila a due bambini, 15 mila a un altro bambino (in solido col Miur) e 3 mila euro a tutti i genitori.
La conferma in appello
La condanna a tre anni e sei mesi viene confermata in appello con sentenza del 15 Aprile 2019. Confermati anche i risarcimenti alle parti civili.
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