Andria (Barletta-Andria-Trani), 29 Maggio 2015
Manette e domiciliari per una maestra impiegata nella scuola primaria Paolo Borsellino di Andria. L’accusa è quella di maltrattamenti sui bambini della sua classe tramite minacce e percosse.
Tutta la vicenda sul caso di maltrattamenti nella scuola primaria Paolo Borsellino di Andria
Il caso di maltrattamenti nella scuola primaria del plesso Paolo Borsellino parte dalla denuncia di una famiglia. Tra gli episodi segnalati ne spicca uno del 2014 in cui il bambino era tornato a casa con il viso arrossato per i tanti schiaffi. I genitori spostano il bambino in un’altra scuola e denunciano i fatti alla Polizia. Le indagini vengono condotte nei primi mesi del 2015 dalla Polizia avvalendosi di microcamere nascoste. Le immagini registrate per tre mesi non lasciano equivoci sui comportamenti e sul clima di terrore instaurato in aula. Gli inquirenti parlano di comportamenti aggressivi ed intimidatori soprattutto nei confronti di bambini con difficoltà di apprendimento.
Il comportamento abituale
Schiaffi sul viso, sulle braccia e le spalle. Libri e compiti scaraventati da una parte all’altra dell’aula o contro gli studenti. Ma anche minacce come “Giuro che ti pesto di mazzate” e “Non fiatate che vi ammazzo“. Questi i comportamenti abituali nella classe della maestra Filomena Cusmai, all’epoca 52enne, all’interno della scuola primaria Paolo Borsellino di Andria.
Manette per una maestra
Il 29 Maggio 2015 la donna viene arrestata e condotta ai domiciliari su ordinanza cautelare del Gip del Tribunale di Trani, Maria Grazia Caserta. Un mese dopo la misura cautelare viene sostituita con la sospensione dall’insegnamento per un mese.
La sentenza di primo grado
Il processo si svolge con rito abbreviato. La Pm Simona Merra chiede la condanna della donna e sei genitori si costituiscono parte civile. Nell’Ottobre 2018 il Gup del Tribunale di Trani, Angela Schiralli, pronuncia invece sentenza di assoluzione perché “il fatto non sussiste“.
Il secondo grado di giudizio
Nel Maggio 2022, dopo un processo lungo 7 anni, la sentenza di Appello ribalta quella di primo grado determinando la condanna a due anni dell’insegnante accusata di maltrattamenti nella scuola primaria Paolo Borsellino di Andria. A conclusione del II grado di giudizio intervengono i genitori dei ragazzi che si sono costituiti parte civile nel processo. La conclusione della vicenda verrà ora stabilita in sede di Cassazione come anticipato da parte del legale dell’imputata.
La nota dei genitori
“La sentenza di II grado della Corte di Appello di Bari ribalta quanto stabilito in I grado dal Tribunale di Trani. Noi genitori ci siamo costituiti parte civile nel processo perché volevamo essere soggetti attivi dello stesso, infatti abbiamo partecipato ad ogni sua fase.
La sentenza di primo grado, non lo nascondiamo, aveva lasciato dell’amaro in bocca, ma non ci siamo persi d’animo con lo scopo unico e solo di perseguire la verità dei fatti.
Verità in realtà già ampiamente dimostrata dalle ore e ore di riprese video ed intercettazioni fornite dalle telecamere posizionate in classe dalla Polizia di Stato. La Polizia e non un soggetto qualsiasi ed improvvisato: lo ribadiamo ai più che parlavano a vanvera di immagini artefatte, manipolate e/o accelerate.
Siamo stati denigrati, accusati di voler approfittare della circostanza, di essere dei visionari, addirittura di essere ostaggi dei nostri figli!
Nessuno ha pensato ai segni che certamente le continue umiliazioni che avvenivano platealmente di fronte a tutta la classe hanno lasciato nei cuori di quei bambini maggiormente attenzionati dalla maestra, che lo ricordiamo all’epoca dei fatti avevano solo otto/nove anni.
Rimane il rammarico nei confronti di coloro che avrebbero potuto intervenire per impedire i maltrattamenti, e non l’hanno fatto, come pure permane l’amarezza per non aver saputo cogliere subito anche i piccoli segnali di malessere che timidamente pure emergevano e a cui non è stato dato peso.
Questa volta ci riteniamo soddisfatti della giustizia e di come è stato condotto questo grado di Appello: se di decisione sotto alcuni aspetti clamorosa si deve parlare questa è da addebitarsi unicamente alla conclusione del I grado di giudizio.
Un ringraziamento doveroso va ai nostri avvocati e alla Corte per la professionalità e l’umanità ampiamente dimostrata in ogni udienza.
Come pure ringraziamo il personale della Polizia di Stato che ha minuziosamente condotto le indagini raccogliendo anche le inconfutabili prove attestanti i maltrattamenti subiti dai nostri figli: si sono dimostrati altamente professionali, attenti e sensibili.
Cosa ci lasciamo alle spalle?
Innanzitutto, la delusione vissuta per chi ha voltato la testa dall’altra parte non mettendo minimamente in discussione i comportamenti tenuti in classe dalla maestra che pure a sprazzi i bambini raccontavano.
L’indifferenza di coloro che, pur consapevoli delle gravi azioni commesse, hanno pensato che sarebbe stato meglio dimenticare non offrendo neppure supporto morale.
Ci lasciamo alle spalle anche l’incredulità di tante persone della comunità locale che non ritenevano l’insegnante capace di azioni di maltrattamento nonostante le prove divulgate dagli inquirenti.
Sia ben chiaro… non abbiamo vinto nulla: abbiamo iniziato questo percorso a tutela dei nostri figli a dimostrazione che ciò che non è bene va perseguito, che bisogna alzare la testa e denunciare: certi comportamenti non devono essere più tollerati ancor meno accettati, sono reati e vanno per questo denunciati.
In ogni modo restiamo in attesa del deposito delle motivazioni della sentenza di condanna dell’insegnante”.
Per ulteriori approfondimenti leggi il pdf allegato.
La Via dei Colori Onlus è a disposizione delle Forze dell’Ordine e delle famiglie coinvolte. Chiunque abbia bisogno può contattarci al Numero Verde 800-98.48.71 o scrivendo a: sos@laviadeicolori.org. La Via dei Colori offre consulenza tecnica e informativa gratuita. A tutti i soci offriamo sostegno legale e psicologico specializzato in caso di maltrattamenti infrastrutturali presunti o documentati.