Un giorno la maestra Myriam Gentile si è imbattuta in questa citazione di Confucio scritta in un post pubblicato su Facebook:
Fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita.
Così quando l’abbiamo contattata per la nostra rubrica M come Maestra non ha avuto dubbi ed ha deciso di scrivere un articolo per il nostro sito parlando di quello che per lei non è un lavoro ma una passione.
La storia della maestra Myriam Gentile
Ritornando alla frase di partenza, brevemente mi presento.
Sono Myriam Gentile e di professione (se così si può dire, perché per me è ascoltare, vivere e giocare con i miei alunni) sono insegnante in una scuola dell’infanzia privata.
Il 2014 è stato il mio nono anno di insegnamento e amo fare questo lavoro, amo i bambini e ho quasi realizzato il sogno della mia vita. Dico “quasi” perché mi manca poco alla laurea, perché mi voglio specializzare, perché il mio sogno include fare il “counseller”, perché il mondo dei bambini e dell’insegnamento è infinito e mi sento al punto di partenza.
Tante volte mi lamento del troppo lavoro, dei tanti problemi, delle colleghe e dei giorni no
A giugno mi capita sempre un momento di sconforto in cui vorrei cambiare lavoro ma poi a fine agosto sono sempre a scuola pronta a ricominciare con tutte le mie paure. Carica di idee, di progetti e cerco di rendere “vivibili, accoglienti e caldi” i quattro muri della sezione in cui i cuccioli vivranno il loro tempo a scuola.
È vero il lavoro dell’insegnante in questi ultimi anni è messo a dura prova. Non solo perché ci sono delle “colleghe” che esagerano con il loro operato, non solo perché lo Stato ci taglia sempre i fondi e non porta nessuna modifica intelligente e sensata. Non solo perché ci sono generazioni di bambini con seri problemi ma anche perché, diciamoci la verità, ci sono genitori che non hanno fiducia in noi, nel nostro modo di lavorare e ci mortificano davanti ai bambini.
Per fortuna non sono tutti così. Non voglio “fare di tutta un’erba un fascio” ma alla fine…
Ci sono genitori che delegano a noi insegnanti l’educazione dei loro figli e non sono mai contenti di come cerchiamo di educarli
Questo che ho appena affermato è uno sproposito ma è così. Essendo anche catechista anni fa mi sono imbattuta in un papà di un ragazzo di seconda media che al catechismo era stato rimproverato dal parroco per un comportamento scorretto. Questo papà ha ritenuto opportuno inveire contro noi catechiste perché non avevamo saputo educare suo figlio. Alla mia affermazione: “io non sono il genitore di questo ragazzo, io cerco di trasmettere dei valori, il compito di educare è suo”, lui ha risposto: “no lei si sbaglia, il compito è suo e delle insegnanti. Se no io che pago a fare le tasse, perché lo devo mandare a scuola. Io devo solo andare a lavorare per comprare da mangiare…”
Questo episodio mi ha fatto molto, molto riflettere.
Il lavoro di insegnante è difficile ma è anche bello, stupendo e meraviglioso.
Ed è vero che su 5 giorni alla settimana in cui lavoro solo uno mi sembra di lavorare, gli altri 4 no
Non perché uno è quello più pesante… dico ciò perché nella mia testa in questo momento sto sommando tutti i momenti “neri” che capitano in una settimana e alla fine copre un solo giorno lavorativo. Ma se a questo ragionamento applico la formula della vita in cui dalle difficoltà si cresce, si migliora e si trovano le soluzioni… bene allora IO NON LAVORO MAI!!!
Ed è vero!!! Quanto amo il mio lavoro. Quanto amo osservare i bambini in ogni situazione. Quando salutano i genitori, quando si siedono, quando giocano, quando colorano e per l’assurdo anche quando vanno in bagno… quindi in ogni istante.
Voglio concludere dicendo che la scuola in ogni ordine di grado, partendo dall’infanzia è bella ed emozionante… ed è ancora meravigliosa se ogni bambino incontrasse nella sua carriera scolastica un’insegnate che AMA IL SUO LAVORO… SAREBBE UN BAMBINO FORTUNATO… io spero di diventare un’insegnante brava che ama il suo lavoro e lo fa con passione.
Visto che scrivo questo articolo di sera vi lascio con un’immagine bellissima con la quale mi addormento ogni sera.
Due miei alunni di due anni sono amici per la pelle, fanno orario pieno e dormono a scuola. Io mi occupo della cura del riposo, così ho deciso di mettere i loro lettini vicini. Un bimbo ha l’abitudine di dormire dando la mano ad un genitore, quindi cercava la mia, l’altro dorme di lato richiedendo le carezze. Un giorno non potetti per esigenze occuparmi subito di loro, così i due cercarono insieme la soluzione, si diedero la mano e si coccolavano a vicenda, chiamandosi a bassa voce, colui che era abituato a dormire di lato si girò verso il compagno pur di non lasciargli la mano…
Amo il mio lavoro soprattutto per queste scene.
Buona notte e buon inizio settimana a tutti,
Myriam Gentile
(A cura di Rossella Legnaro)