Certe volte le emozioni hanno forme ed immagini precise, anzi, hanno corpo. Per questo “Il buco” di Anna Llenas (Gribaudo) è un meraviglioso albo illustrato ma anche fotografato. Perché, quando lo sfogli, quel vuoto lo puoi realmente toccare.
Il buco di Giulia è anche il tuo o quello di tuo figlio
Così accade che Giulia, la bambina protagonista del racconto, sei tu, con il tuo buco, il tuo vuoto, la tua mancanza, il tuo dolore. O Giulia è tuo figlio, con il suo vuoto, la sua mancanza, il suo dolore. Che in genere è molto più difficile da raccontare e persino da vedere. Un buco di cartone ci può essere d’aiuto. Come lo spioncino per un mondo interiore.
Dal buco di Giulia passa il freddo ed escono mostri
Non c’è altro rimedio, il buco va tappato. Eppure sembra che nulla possa servire. Né i dolcetti né la tv, e nemmeno i regali. Finché Giulia non resta sola con il suo vuoto. Prima è vertigine, poi è una voce nel silenzio. E poi parole nel silenzio, suoni e colori.
Non svelo il finale perché merita viverlo nelle espressioni disegnate di Giulia e nei pezzi di cartone bucato, ritagliato, dipinto fino a creare scale, foglie, pesci e mongolfiere. Mondi infiniti che si possono scoprire solo guardando nel nostro buco. O in quello di nostro figlio. E quello sì che richiede coraggio. Richiede di ammettere che qualcosa manca e che la vita toglie per colpa di qualcuno o di nessuno. Toglie e basta. Richiede di passarci attraverso, di non ignorarlo. O il freddo continuerà a sentirsi ed i mostri a venirne fuori. Richiede di ammettere che nel vuoto si avranno le vertigini ma poi la vista sarà più ampia.
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