Varedo (MB), 9 Aprile 2018
Calci, offese e spinte ai bambini fra i 4 ed i 6 anni. Con l’accusa di maltrattamenti su minori è stata arrestata una donna di 45 anni, maestra in un asilo di Varedo, in provincia di Monza e della Brianza. Costringeva i piccoli al silenzio e li apostrofava con frasi come: “Sei uno sciocco“, “Vai al cimitero“.
Tutta la vicenda sul caso di calci e offese ai bambini di un asilo di Varedo
Le indagini: dai genitori al dirigente
Le indagini partono quando alcuni genitori raccolgono i racconti di calci e offese ai bambini dai figli e si rivolgono al dirigente scolastico. Quest’ultimo chiama le Forze dell’Ordine. Sono i Carabinieri di Desio (Monza) a installare cimici e telecamere nascoste nell’aula. Si scopre così il perché i bambini non volessero andare a scuola quando in classe c’era questa insegnante.
Calci, offese e spinte
Per due settimane le telecamere riprendono i comportamenti della maestra. Si rivolgeva ai piccoli urlando e disprezzando i loro disegni e lavoretti. Dava calci e spinte a chi non stava seduto bene fino a farlo cadere dalla sedia. Teneva i bambini in silenzio per ore a braccia conserte. Una volta avrebbe strattonato un bambino solo perché si era addormentato per la noia. In un altro caso avrebbe costretto un bimbo ad asciugare l’acqua di un bicchiere rovesciato usando l’asciugamano personale del piccolo che lei stessa avrebbe poi pestato con i piedi. Avrebbe impedito loro di andare in bagno, avrebbe detto “Sciocco“, “Stupido“, “Vai al cimitero“, “Dillo a chi ti pare, non mi interessa se mi licenziano e ti picchio“. Nelle registrazioni un totale di 100 episodi di violenza.
Il precedente e l’arresto
La donna non è nuova a episodi negativi sul lavoro. Tre anni fa era stata sospesa per un litigio con una collega. Reazione eccessiva anche al momento dell’arresto. Infatti quando i carabinieri sono arrivati a casa sua ha insultato e picchiato anche loro. Per questo è stata denunciata per oltraggio a pubblico ufficiale. Ora è ai domiciliari.
La reazione del sindaco: dai genitori un comportamento esemplare
“Il mio primo pensiero va a questi bambini che purtroppo hanno subito maltrattamenti, una vicenda incresciosa. Il mio pensiero, lo ribadisco, va innanzitutto a loro, a quello che hanno passato e che hanno dovuto subire, e ai loro genitori, bravi e sapienti a denunciare il fatto al dirigente scolastico a cui va il mio ringraziamento per il riserbo“. Così il sindaco di Varedo, Filippo Vergani. “Pur sapendo dei presunti maltrattamenti – dice il primo cittadino elogiando i genitori – hanno portato tutti i giorni i bambini a scuola, fidandosi del lavoro delle forze dell’ordine. Per me il loro è stato veramente un atto di coraggio. Mai una parola di troppo con le insegnanti, un comportamento esemplare“.
L’interrogatorio di garanzia
La donna cambia atteggiamento dinanzi al Gip Patrizia Gallucci. Convocata per l’interrogatorio di garanzia si avvale della facoltà di non rispondere. Si dice solo “mortificata“. L’avvocato Francesco Ferreri, difensore d’ufficio, spiega: “La mia assistita, in questo momento, non è nelle condizioni psicologiche di sostenere l’interrogatorio”.
Il giudizio immediato
Il sostituto Procuratore Carlo Cinque firma il decreto di giudizio immediato. L’avv. Francesco Ferreri pare voglia chiedere la revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari non appena verrà notificato il decreto di giudizio immediato e poi dovrebbe procedere con una richiesta di patteggiamento della pena. La donna, dice, non ha la forza di affrontare un processo.
La richiesta di patteggiamento e di scuse alle famiglie
“Sta seguendo un percorso psicologico – dice l’avv. Ferreri – e continua a scusarsi di quello che ha fatto, anzi, vorrebbe farlo anche per iscritto con una lettera indirizzata alle famiglie dei bambini della sua classe“. Il legale conferma: “La nostra intenzione è chiedere istanza di patteggiamento“. Qualche giorno dopo, l’istanza viene presentata al Tribunale di Monza. “Con parere favorevole del Pubblico Ministero“, afferma l’avv. Ferreri. Due anni con pena sospesa. Intanto la donna, agli arresti domiciliari, riceve la lettera di licenziamento.
L’opposizione dei genitori
I genitori si oppongono al patteggiamento con pena sospesa attraverso una memoria depositata dagli avv. Gianluca Crusco e Laura Scattino al Gip del Tribunale di Monza. Si contesta in particolare che la pena sia stata concordata “in assenza di qualsivoglia considerazione sulla reale situazione psicologica e personale delle 25 vittime, molte delle quali già con in corso percorsi di sostegno psicologico” e senza “risarcimento dei danni“.
La difesa: Colpa dei genitori, crescono i figli come somari
Dalla memoria emergono anche i dettagli del giorno di notifica della misura cautelare. La maestra avrebbe rimediato una denuncia per offesa a pubblico ufficiale per via di un “energico schiaffo al braccio” dato al militare. In quella occasione, si sarebbe così difesa: “Le cose che sono successe a scuola è colpa dei genitori che crescono i figli all’osteria come i somari“.
La lettera al Tribunale: Non mi riconosco, ma ero esasperata
Intanto la donna scrive al Tribunale di Monza una lettera in cui racconta: “In questi giorni ho avuto modo di pensare e di ripensare a quello che è successo e posso dire, dopo aver visto tutte le indagini così come gli episodi descritti, di non essermi riconosciuta. Voglio premettere dicendo che alcuni episodi sono stati descritti in modo più grave rispetto a come si sono effettivamente verificati e questo viene supportato dai filmati degli episodi del 15 febbraio e di buona parte di quelli del 19 febbraio”. La maestra spiega di essere costretta a occuparsi della madre con malattia degenerativa: “Una situazione che si aggravava di giorno in giorno anche per il rapporto complesso con una mia collega che anziché collaborare si rivolgeva a me con toni arroganti, mi insultava davanti ai bambini dicendo che rubavo lo stipendio. Mi diceva che ero incapace. Mi sentivo esasperata, abbandonata”. E conclude: “Queste mie dichiarazioni non vogliono essere una giustificazione, ma una spiegazione all’esito della quale non resta che chiedere scusa a tutti i genitori e bambini”.
Patteggiamento rigettato
Nel Luglio 2018 il Gip Emanuela Corvetta rigetta la richiesta di patteggiamento ritenendo la pena esigua e rimarcando le aggravanti sollevate nella memoria delle parti offese. L’udienza è rinviata al 26 Settembre 2018. Una mamma commenta: “Non è una vittoria ma un invito a lottare”. Leggi il Comunicato Stampa.
Patteggiamento accolto: due anni e quattro mesi
Nel Settembre 2018, in un’udienza che dovrebbe essere di smistamento, il PM contesta le aggravanti e la difesa dell’imputata chiede la rimessione in termini. Così viene riformulata l’istanza di patteggiamento con pena di due anni e 4 mesi senza sospensione. Il Gup, Pierangela Renda, accoglie la richiesta. Due anni e quattro mesi con interdizione dai pubblici uffici per la durata pari alla pena. Leggi il Comunicato Stampa con le dichiarazioni dell’avv. Canobbio e della mamma di un bambino vittima dei maltrattamenti.
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