Collecchio (PR), 25 Settembre 2015
Strattoni, calci e persino un piatto in testa ad un bambino per attirare la sua attenzione. Questi i maltrattamenti all’asilo nido Salvador Allende di Collecchio, in provincia di Parma, che emergono dalle immagini delle telecamere installate all’interno della struttura. Una maestra è finita ai domiciliari.
Tutta la vicenda sul caso di maltrattamenti al nido Salvador Allende di Collecchio
Le indagini sono partite con la denuncia di una maestra. E questo è cosa rara. Infatti generalmente le segnalazioni arrivano dai genitori, poche volte insegnanti e dirigenti denunciano maltrattamenti da parte dei colleghi. Eppure hanno l’obbligo penale di farlo ogni volta che si ravveda una notizia di reato: nell’esercizio delle loro funzioni educative sono pubblici ufficiali.
Dalla denuncia hanno preso il via le indagini dei Carabinieri di Sala Baganza coordinate dalla Procura di Parma. Vengono installate subito le telecamere all’interno dell’asilo e purtroppo le immagini confermano presto “metodi educativi poco ortodossi e violenti“.
Strattoni, calci e un piatto in testa
Schiaffi, strattoni, calci e addirittura un piatto tirato in testa a un bimbo piccolissimo per attirare la sua attenzione. Questi alcuni dei maltrattamenti che emergono dalle immagini che testimoniano almeno venti episodi di violenza. Nelle registrazioni audio si sente anche la maestra infuriata con una bambina per aver bagnato troppo il pannolino. Il cambio avviene comunque ore dopo. La principale responsabile dei maltrattamenti al nido Salvador Allende è una maestra, E.G., madre di famiglia e residente a Collecchio.
Maestra ai domiciliari
Nel Settembre 2015 il Giudice per le Indagini Preliminari, Maria Cristina Sarli, dispone gli arresti domiciliari come misura cautelare. Interrogata dal Gip pochi giorni dopo la donna si avvale della facoltà di non rispondere. Altre due maestre risultano indagate a vario titolo. Una sarebbe accusata di strattoni e percosse sporadiche mentre l’altra di aver assistito senza impedire i fatti. Nell’Ottobre 2015 la maestra ai domiciliari si dimette e ottiene così la revoca della misura cautelare.
Le dichiarazioni del Comune
“Aspettiamo insieme ai cittadini collecchiesi di conoscere gli sviluppi della vicenda in corso con la più assoluta fiducia nell’operato della magistratura, che agirà indubbiamente con la competenza e l’attenzione dovute in simili casi. Il servizio dei nidi d’infanzia collecchiesi ha una storia di comprovata qualità – dice il Comune in una nota – che vede bambini e genitori seguire un percorso educativo più che soddisfacente, per il quale abbiamo ricevuto nel tempo attestati di profondo apprezzamento riguardanti tanto l’organizzazione quanto la professionalità delle educatrici. L’eccellenza complessiva di un servizio tanto importante continuerà ad essere difesa, coltivata e garantita nonostante questo episodio rappresenti un evento gravissimo che vedrà l’Amministrazione tutta collaborare senza alcuna riserva con le forze dell’ordine perché sia fatta piena luce nel minor tempo possibile“.
Il patteggiamento
Nell’Agosto 2016 la maestra accusata di maltrattamenti al nido Salvador Allende patteggia. Due anni di reclusione senza sospensione condizionale della pena. Dunque andrà in carcere o chiederà l’accesso a pene alternative come l’affidamento ai servizi sociali.
La commissione speciale d’inchiesta
Parallelamente all’attività giudiziaria lavora una commissione speciale d’inchiesta interna al Comune. Trenta sedute e decine di testimonianze. Nel 2017 viene presentata relazione in consiglio comunale. Si parla di campanelli d’allarme che sarebbero stati ignorati come un forte calo di iscrizioni del 2015-2016 e la mancata costituzione, nell’anno scolastico precedente, del Comitato di gestione dei nidi come previsto da regolamento.
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