2 Dicembre 2009. Sono le ore 17:30.
Alle 17:30, come era stato loro richiesto, arrivano a spicciolata i genitori nella sala riunione della Pubblica Istruzione di Via dei Pappagalli a Pistoia.
Tutti si guardano in giro spaesati circondati da giornalisti, avvocati, amici e curiosi. Nessuno ci capisce nulla, nessuno sa nulla, nessuno conosce nessuno o quasi…
Spiegano ai genitori che all’interno dell’Asilo erano state installate di nascosto alcune telecamere e che purtroppo la polizia ha visto nei video comportamenti molto gravi delle insegnanti a danno dei bambini. Dicono che troveranno nuove sistemazioni per i piccoli in altri asili e che aiuteranno i genitori a far luce sui fatti. Dicono che non hanno idea di come possa essere successo e che purtroppo essendo un asilo privato quello lo rendeva “meno sicuro”.
Ilaria stenta a credere a quelle cose. Lei Laura la conosce, si fida… Forse a suo figlio non hanno fatto nulla, forse quei video non sono poi così gravi, forse solo uno sculaccione dato in un momento di estrema confusione. Santo Cielo non si deve ed è giusto che siano punite ma addirittura il carcere le sembra troppo. Vuole vedere quei video e vuole sapere cosa è successo. Ha bisogno di capire.
Poco dopo le 17:30 arriva uno dei genitori con i video e un pc. Lo accende, inserisce un CD e partono le immagini. Il pc è su una scrivania e tutti si accalcano per guardare. Qualcuno accucciato, qualcuno spinge. Poi piano piano la pressione della folla intorno al pc comincia a venir meno ma non per disinteresse, ma perché “vedere” lascia inermi e senza forza alcuna.
Ilaria si sente mancare. Fabrizio, il marito, la prende sotto braccio e la porta fuori dalla calca e lei piange.
Nel video in quel momento non c’è suo figlio e ancora una piccola parte di lei crede che “forse a lui non hanno fatto niente“. Ma ugualmente non riesce a non pensare che le persone che da tre anni lo avevano in cura erano in grado di fare “quelle cose“. “Quelle cose” che non sono schiaffetti ma cose che difficilmente si possono spiegare.
Si rialza, cerca la madre della bimba nel video e si presenta perché non l’ha mai vista prima.
“Ciao, mi chiamo Ilaria e non ho la minima idea di che cosa stia succedendo ma per qualunque cosa possiamo fare per sbattere quelle ‘persone’ in galera il più a lungo possibile, io ci sono…“.
Nel frattempo, un’altra mamma, all’ospedale Meyer, prega e spera che questa giornata sia solo un terribile, straziante e mostruoso incubo e che il giorno arrivi presto. Che si possa svegliare e cancellare tutto…
#Ventiquattro: 2 Dicembre 2009 e cronaca di una giornata che doveva essere “normale”:
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